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E-commerce: crescono gli ordini ma cala il valore dello scontrino

Redazione | 10 Novembre 2009

Internet Social

I dati dell’Osservatorio Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano parlano di un mercato b2c che vale 5,8 miliardi di euro e coinvolge 8 milioni di italiani, ancora forte la vendita di servizi a scapito dei prodotti

Tiene il mercato dell’e-commerce business to consumer, nonostante la crisi e nonostante la scarsa propensione degli italiani agli acquisti on line. Che fossimo quasi ultimi in classifica tra i paesi europei per numero di web shopper lo si sapeva già  e il quadro non è molto cambiato: in Uk il 70% dei navigatori compra on line, in Germania il 60% , in Francia il 40% e da noi la media di chi fa acquisti on line è dell’ 11%, per la precisione 8 milioni di navigatori, includendo anche quelli che hanno fatto transazioni personali come possono essere gli acquisti fatti su eBay.
In compenso però quest’anno è aumentata la spesa media per utente (800 euro all’anno) ed è cresciuto il numero degli ordini processati; 21 milioni (+13%).
Purtroppo però la diminuzione del valore medio dello scontrino (sceso da 240 a 215 euro) ha fatto sì che il fatturato complessivo del comparto per il 2009 non si discosti molto da quello dello scorso anno.
“A fine 2007 il mercato dell’ecommerce b2c valeva 5 miliardi di euro — ha detto Alessandro Perego, responsabile scientifico dell’Osservatorio eCommerce b2c di Netcomm e School of Management del Politecnico di Milano — oggi siamo a 5 miliardi e 800 milioni”.

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Sulle 200 imprese intervistate, il 60% ha detto di aver aumentato il fatturato, un 20% di essere stabile e un altro 20 di aver diminuito leggermente il giro d’affari. A parte un paio di fallimenti eclatanti nel comparto turismo (quelli di Todomondo e MyAir) il settore tiene e conserva le peculiarità  di sempre. Un mercato fatto per oltre il 50% dal Turismo che da solo vale 3 miliardi di euro, e dalla vendita di servizi (66%) anche se quest’anno per la prima volta si è registrato un aumento del 17% nella vendita dei prodotti. Complessivamente i settori merceologici che sono cresciuti di più sono stati l’abbigliamento (+42%) l’informatica (+7%) l’Editoria (+17%) le Assicurazioni (+2%), il Grocery (+9%). Cala invece del 3% il fatturato del Turismo a causa di alcuni accentramenti di iniziative su scala europea (Expedia e Venere hanno ridotti i presidi in Italia) e all’integrazione di Airone e Volareweb in Alitalia.
Ciò non toglie che il Turismo resti primo nella classifica dell’e-commerce italiano con 3 miliardi di euro, seguito dall’Informatica con 600 milioni di euro (il 10% circa del mercato), le assicurazioni che fanno l’8% e l’abbigliamento che rappresentano il 6%.
I primi venti operatori sono anche quelli che fanno il 72% del mercato e anche questo non è una novità : la concentrazione del mercato nelle mani di pochi player è sempre stata una costante. La novità  è se mai che le dot com, cioé le imprese nate esclusivamente sul canale on line si sono ridotte di numero e oggi rappresentano il 44% contro il 56% delle imprese multicanale che combinano il web agli store fisici (è il caso di Mediaworld, di Feltrinelli, e di alcuni marchi dell’abbigliamento).
Ma soprattutto la grande distribuzione organizzata sembra finalmente dare qualche segnale positivo; nella GDO non alimentare un terzo degli operatori dispone di un sito di e-commerce, nella grande distribuzione alimentare invece anche se rimane come unico esempio Esselunga, il dato positivo è che nel 75% dei casi, questi operatori hanno in corso un’iniziativa pilota di e-commerce o l’avranno nel corso del 2010.


Per il resto quest’anno è cresciuta in maniera sostanziale anche la parte export dell’e-commerce, ovvero le vendite realizzate dai siti italiani con i clienti esteri, che è pari a quasi un miliardo di euro di fatturato, abbigliamento (52%)Turismo (21%) Editoria (11%).
Togliendo l’export e aggiungendo l’import (cioé gli acquisti fatti sui siti stranieri come Amazon.com o delle biglietterie aeree Ryanair, EasyJet) il nostro mercato nazionale arriva a 6,6 miliardi di euro.
Una dimensione ancora molto piccola rispetto agli altri paesi del mondo, se si pensa che l’e-commerce in Germania vale 31,3 miliardi di euro, in Francia 17 miliardi di euro e in Uk 37 miliardi di sterline (fonte Forrester Research luglio 2009). Il Gap hanno sottolineato gli esperti sta nello scarso numero di acquirenti on line: 8 milioni su una popolazione Internet di 20 milioni sono ancora pochi. E poi c’è tutta la questione aperta della banda larga e la correlazione comprovata di come a maggiore disponibilità  di collegamenti veloci corrisponda maggior tempo passato on line anche sui siti di e-commerce.
Ci sono due milioni di italiani che secondo una ricerca Eurisko sono a un click del mouse dall’acquisto on line, ma per un motivo o per un altro non hanno mai sperimentato l’e-commerce: Cosa manca a queste persone per convincersi? Transazioni chiare e veloci, con pochi passaggi, sconti sulla merce on line, o spese di spedizione gratuite (come fa già  quasi la metà  dei retailer americani,) e ancora la possibilità  di ritirare la merce in un punto fisico. Insomma una buona ragione per andare su Internet invece che nel negozio sotto casa.