Non cessa di suscitare scontenti il decreto legislativo del Ministro Bondi sull’equo compenso che estende quest’ultimo a praticamente tutti i dispositivi di memorizzazione idonei a supportate file audio e video, rideterminandone le tariffe in base alla capacità di memoria.
Alle polemiche inerenti il testo della normativa si aggiunge ora il malcontento di molti produttori e delle relative associazioni di categoria, penalizzati dal fatto che la normativa in oggetto ha seguito un iter di approvazione quanto meno inatteso. A rendere noto quanto sta accadendo è la Andec (Associazione Nazionale Importatori e Produttori Elettronica Civile) che, a margine del convegno Gfk sulle Internet Sales tenutosi ieri a Milano, ha raccontato a PC Professionale quanto si stia inasprendo il conflitto tra SIAE e Ministero dei beni Culturali da un lato e i produttori e le relative associazioni dall’altro.
Per capire meglio cosa sta succedendo occorre ripercorrere qualche data: il 30 dicembre 2009 viene firmato il decreto ministeriale sulla rideterminazione dell’equo compenso: il 14 gennaio 2010 il testo integrale del decreto viene pubblicato sul sito del Ministero per i Beni e e le Attività culturali e sul sito della Siae. A questo punto tutti si aspettavano che il decreto venisse pubblicato in Gazzetta Ufficiale entro i canonici 60 giorni e che poi diventasse operativo.
Invece trattandosi di un atto amministrativo non avente natura regolamentare — spiega Andrea Arnaldi, segretario generale Andec, in base alla semplificazione degli atti amministrativi introdotta dal Ministro Brunetta, per questo tipo di norme non è prevista la pubblicazione integrale in Gazzetta Ufficiale entro i 60 giorni, perché decorra la loro efficacia, ma basta la pubblicazione del testo integrale sul sito Internet del Ministero, cioé il 14 gennaio 2010. Sulla Gazzetta ufficiale n. 54 dello scorso 6 marzo è comparso in verità un “avviso notiziale” cioé un comunicato molto stringato che rimandava a quanto pubblicato sul sito del ministero già il 14 gennaio.
In pratica il decreto, secondo il Ministero, è entrato in vigore a partire dal 14 gennaio. Peccato che nessuno lo sapesse e tanto meno le imprese che in questi mesi non hanno adeguato i prezzi dei prodotti alle nuove tariffe e in molti casi, trattandosi di prodotti a cui in precedenza non veniva applicato il compenso per copia privata, non hanno ancora avuto il tempo di calcolare con esattezza l’esatto compenso in funzione della capacità di memoria dei dispositivi. Questo significa –spiega Andec — un danno ancora maggiore per l’industria perché i produttori si troveranno a dover versare retroattivamente alla Siae l’equo compenso dovuto a partire dal 14 gennaio 2010 e non come tutti si aspettavano, dalla data presunta di entrata in vigore della normativa.
Intanto dal 9 marzo sul sito del Ministero dei beni Culturali è comparso un Pdf a cura dell’Ufficio legale del ministero che precisa appunto come data di entrata in vigore del decreto il 14 gennaio. Associazioni di produttori come Andec sostengono che l’interpretazione della norma come atto non regolamentare è discutibile e che esistono pareri legali diversi.
Insomma la battaglia sull’equo compenso sembra destinata a svolgersi più nelle aule di tribunale che sugli scaffali dei negozi di informatica. Anche perché gli unici a trarne beneficio, oltre naturalmente alla Siae, saranno i siti di e-commerce dall’estero, che vedranno aumentare le richieste di acquisto dall’Italia per prodotti come Cd e Dvd.
Una simulazione eseguita da Andec sui dati Gfk relativi alle vendite 2009, ha infatti evidenziato come a parità di quantità e tipologia di prodotti venduti, il gettito per la Siae nel 2010 passerà da 40 a 100 milioni di euro, con alcuni numeri davvero impressionanti: 22 milioni di euro generati dal solo equo compenso applicato ai telefoni cellulari, fino a ieri esenti dal prelievo, 15 milioni dagli hard disk esterni Mp4; 10 milioni di euro dalla sola vendita di PC.
Equo compenso: è polemica sull’entrata in vigore del decreto
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