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Un’inchiesta della FTC sulla nuova privacy di Facebook

Redazione | 18 Dicembre 2009

Social

Non piacciono le nuove regole di privacy adottate da Facebook qualche settimana fa. Quella che il social network aveva presentato […]

logo prof fcbNon piacciono le nuove regole di privacy adottate da Facebook qualche settimana fa. Quella che il social network aveva presentato come un’operazione pensata per dare ancora più controllo agli utenti sui propri dati, si è invece rilevata nei fatti una sorta di “cavallo di troia” per rendere pubblici una quantità  sempre maggiore di dati personali. Così alcune associazioni che tutelano la privacy dei cittadini negli USA hanno fatto un esposto alla Federal Trade Commission in cui si accusa Facebook di violare le leggi federali. Il punto è che le nuove regole- dice la Electronic Privacy Information Center che insieme a una decina di associazioni a tutela dei consumatori ha scritto alla FTC- diminuiscono la privacy dei membri del social network invece di aumentarla e questo perché Facebook ha reso pubbliche di default alcune informazioni come il nome dell’utente, la foto del profilo, la città  di provenienza e la lista degli amici, che prima si poteva decidere di lasciare riservate. Fino a oggi solo il 15-20% degli utenti aveva modificato le impostazioni di privacy relative al proprio profilo pubblico mentre la maggior parte non le ha mai cambiate. Questo significa a maggior ragione che queste persone si troveranno ora di defualt una serie di campi resi pubblici senza più poterli modificare. Lo scopo, dice il social network , è quello di incentivare e allargare la comunicazione a un numero sempre maggiore di persone. O forse, come hanno notato diversi commentatori, il tentativo di Facebook è rincorrere l’immediatezza di Twitter dove tutto ciò che si scrive è pubblico.
Non la pensano così l’American Library Association, the Center for Digital Democracy e altre organizzazioni, che invitano la Federal Trade Commission ad aprire un’inchiesta e a chiedere a Facebook di tornare alle vecchie regole. Quest’ultima da parte sua sostiene di aver discusso già  con le autorità  regolatrici ,FTC inclusa, il nuovo programma relativo alla privacy e si rammarica del fatto che queste associazioni non si siano rivolte direttamente al social network per esprimere il loro dissenso.
Insomma la posta in gioco sono sempre i dati degli utenti, merce preziosa, soprattutto quando un social network cerca inevitabilmente fonti di profitto dalla pubblicità , la promozione di eventi e brand. Google insegna.