Dall’America arriva la conferma di un ennesimo tentativo di mettere sotto controllo Internet. Questa volta a scendere in campo è il Federal Bureau of Investigation che ha avanzato la proposta di rendere obbligatorio agli Internet Service provider di conservare i log dei siti visitati dagli utenti per almeno due anni, questo per agevolare la lotta contro la pedo-pornografia e altri crimini informatici. Negli Stati Uniti esiste già un provvedimento analogo, relativo alle compagnie telefoniche che hanno l’obbligo di conservare nomi, indirizzi e numeri telefonici, e dati sulle durata delle chiamate che passano sulle loro linee. L’idea di estendere alla rete Internet una simile misura non piace a diverse organizzazioni di tutela della privacy e naturalmente il nocciolo della questione è quali dati saranno conservati e a chi saranno resi disponibili: finché si tratta dell’indirizzo Ip del sito visitato o del nome a dominio del sito, sono dati che tutti i motori di ricerca trattengono già di default, ma se si trattasse di informazioni che richiedono un’analisi più approfondita del traffico Ip (ad esempio i testi delle e-mail) le cose cambiano. L’orientamento dell’FBI sembrerebbe escludere quest’ultima ipotesi, limitando le richieste agli Isp ai soli dati di origine, reindirizzamento e destinazione delle informazioni, ma non ai loro contenuti. Il tema è ancora in discussione e avvicina gli Stati Uniti a quanto accade già in Italia dove i gestori delle reti di tlc hanno l’obbligo di fornire i dati di accesso degli utenti alla magistratura nei casi in cui si verifichino crimini informatici.
L’FBI chiede ai provider di conservare i log degli utenti
Dall’America arriva la conferma di un ennesimo tentativo di mettere sotto controllo Internet. Questa volta a scendere in campo è […]