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L’Italia apre a Google Books le origini della sua cultura

Redazione | 11 Marzo 2010

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E’ stato annunciato ieri l’accordo tra Google e il Ministero dei Beni Culturali Italiano che consentirà  di arricchire il progetto […]

dante aliE’ stato annunciato ieri l’accordo tra Google e il Ministero dei Beni Culturali Italiano che consentirà  di arricchire il progetto Google Books con oltre un milione di testi non coperti da copyright custoditi nelle biblioteche nazionali di Roma e Firenze.
Si tratta di opere capisaldi della nostra cultura, come gli scriti di Dante, Petrarca, Machiavelli, ma anche edizioni rare di testi scientifici di Galielo e Keplero. La collaborazione renderà  infatti possibile scannerizzare e digitalizzare circa un milione di volumi, di cui 285.000 già  catalogati dal Servizio Bibliotecario Nazionale, rendendoli accessibili via Internet a tutto il mondo.
Google inoltre fornirà  alle due biblioteche le copie digitali di ciascun libro parte del progetto, così che possano a loro volta renderli disponibilisu piattaforme diverse da Google Books, quali, ad esempio, quella del progetto Europeana.
Il costo della digitalizzazione sarà  a carico di Google che si occuperà  anche di allestire uno scanning center in Italia.
E’ la prima volta che il Ministero dei Beni Culturali stringe un accordo per Google Books e come ha ricordato anche il Ministro Bondi ieri ” è la prima volta che un Governo dà  accesso a un’intera biblioteca nazionale del prestigio di quella di Roma e Firenze”.
Nei mesi scorsi non erano mancate le polemiche in sede europea sull’opportunità  o meno di mettere nelle mani di una società  privata l’intero patrimonio culturale di ogni nazione e ancora oggi attorno a Google Books gli orientamenti delle principali nazioni europee sono diversi, con Francia e Germania restie a partecipare a tale progetto.

La scelta dell’Italia è stata quella di diffondere la nostra cultura nel mondo e preservarla anche dall’inevitabile deterioramento del tempo. Qualcuno ha ricordato l’alluvione di Firenze del 1966, se dovessero ripetersi eventi di questo tipo, almeno grazie alla digitalizzazione delle opere, la trasmissione di un sapere e di una cultura non andrebbe persa.