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Software

L’Unione Europea pensa all’ «Internet delle cose»

Redazione | 19 Giugno 2009

IoT Social

Un piano di azione in quattordici punti per andare incontro alla progressiva digitalizzazione degli oggetti che ci circondano nella vita quotidiana, senza perdere di vista il diritto alla privacy

L’Unione Europea guarda al futuro di Internet con particolare attenzione e da un lato auspica una governance più globale per la Rete, meno dipendente dagli Stati Uniti e dal ruolo dell’ICANN, e dall’altro studia un piano di azione per aiutare quella che Viviane Reding, Commissario per l’information Society e i Media, ha definito come l’avvento “dell’Internet of things”.

Forse è ancora lontano il giorno in cui la vostra tazza della colazione vi saluterà  la mattina ma la rivoluzione Internet sta arrivando anche nella vita quotidiana.
Oggi sono connesse a Internet più di un miliardo e mezzo di persone nel mondo (300 milioni in Europa) che si collegano per lo più da computer e telefoni mobili, ma ogni giorno aumentano gli oggetti in grado di interfacciarsi con la Rete e nella vita di tutti i giorni ci confrontiamo con nuovi dispositivi abilitati a Internet: dalle automobili dotate di console multimediali con accesso al web, ai sistemi di controllo in remoto di impianti di riscaldamento o energetici, alle periferiche che tracciano le pulsazioni cardiache sotto sforzo e consentono di vedere in Internet le proprie performance sportive.

Per non farsi subissare dalla tecnologia, e essere pronti a indirizzarla al meglio, la Commissione Europea ha redatto un piano di azione dell’Internet delle Cose articolato in quattordici punti. rfidtag2.jpg
Tra gli obiettivi di primaria importanza compare la standardizzazione delle tecnologie utilizzate in Europa; lo sviluppo dei nuovi chip RFID (Radio Frequency Identification Devices) che insieme ai collegamenti wireless sono le tecnologie deputate in futuro a tracciare gli oggetti, e nello stesso tempo la tutela dei cittadini dall’invasività  di queste ultime, che rappresentano una minaccia per la privacy.

“I cittadini devono avere il diritto a poter spegnere i chip” dice la Reding, ovvero a disconnettersi in qualsiasi momento lo desiderino dalla selva di dispositivi connessi in rete spesso in modo anche invisibile.
Proprio sulle tecnologie RFID la Commissione si sofferma ricordando i vantaggi che arriveranno quando gli oggetti saranno davvero in grado di comunicare tra loro. Si pensi ad esempio in un areoporto, come diventerà  più semplice la gestione dei bagagli quando su ogni valigia si potrà  avere un tag RFID che identifichi il numero del volo a cui è destinato quel bagaglio. E sull’utilizzo delle applicazioni RFID la Commissione ha annunciato anche la pubblicazione delle prima statistiche per dicembre 2009 da parte di Eurostat.
Infine nel documento la Commissione si impegna per l’adozione massiccia dell’ IPV6, il nuovo protocollo di assegnazione degli indirizzi Internet che offre un più ampio spazio di indirizzamento rispetto all’IPV4. In questo modo si risolverà  il problema del progressivo esaurimento degli indirizzi Ip, causato proprio dall’elevato numero di nuovi dispositivi connessi alla Rete.