Grazie a Serviio si può raggiungere la propria collezione audio/video da qualsiasi dispositivo presente in casa, senza problemi di compatibilità e ottenendo la massima qualità possibile.
Anteprima di Dario Orlandi
Accedere alla propria biblioteca multimediale da vari dispositivi è un’esigenza sempre più comune: in moltissime abitazioni si possono trovare computer fissi e portatili, smartphone, tablet, console, ricevitori AV, lettori multimediali e televisori, tutti collegati alla rete locale. Molti di questi oggetti permettono, in teoria, di riprodurre musica, video e fotografie memorizzate in remoto, usando il protocollo Dlna. Nel passaggio dalla teoria alla pratica, però, la situazione si fa quasi sempre più spinosa; ogni dispositivo supporta infatti soltanto alcuni formati e trovare uno standard compatibile con tutti i propri device non è sempre possibile. Inoltre questo minimo comune denominatore, quando esiste, non garantisce quasi mai la migliore qualità audio e video. Proprio per questo è stato creato Serviio Media Server, un server Dlna che sfrutta la potenza di calcolo offerta dai computer moderni per effettuare la transcodifica in tempo reale dei flussi multimediali. Non si tratta di una novità assoluta, ma Serviio la implementa in maniera particolarmente flessibile ed efficace. Per poter inviare audio e video a ciascun client nel giusto formato, il software deve conoscerne le caratteristiche: a ogni dispositivo e indirizzo Ip può essere quindi associato un profilo, che specifica gli standard supportati. Serviio integra oltre una ventina di profili, tra televisori, console e lettori multimediali, ma sul forum di supporto si possono recuperare informazioni (e, a volte, profili completi) per molti altri device di vario genere. Il software è disponibile gratuitamente nella versione base, mentre la licenza Pro sblocca alcune funzioni avanzate, come l’accesso ai contenuti multimediali via Web e tramite App native per Android, anche fuori dalla rete locale (se la connessione a Internet lo consente), e la possibilità di decidere quali contenuti possano essere visualizzati dai vari client.
Serviio è scritto in Java ed è disponibile per Windows, OS X e Linux (in formato Tar.Gz) oltre che in una versione pacchettizzata per i Nas prodotti da Synology; i requisiti minimi sono molto bassi (512 Mbyte di memoria e 20 Mbyte di spazio sull’hard disk), ma per ottenere una transcodifica efficace, specialmente per i video Hd, serve un computer abbastanza potente. In ambiente Windows quasi tutto il lavoro è affidato a un servizio di sistema, mentre una semplice console di gestione si avvia automaticamente al boot e aggiunge un’icona alla tray area. Tramite questa console si possono indicare le cartelle da condividere e la tipologia dei file multimediali contenuti in ogni percorso (video, musica, immagini). Si può inoltre specificare se Serviio dovrà tentare di associare ai file informazioni aggiuntive scaricate da Internet: il programma, infatti, può recuperare i metadati da fonti come Swisscenter e MyMovies, oltre che da eventuali file dati in formato Xbmc memorizzati in locale.
Queste informazioni possono arricchire enormemente l’esperienza d’uso dei client, pur con le limitazioni del protocollo Dlna: Serviio, infatti, può elencare i contenuti organizzandoli in base ai metadati. Si possono quindi sfogliare gli album musicali per genere o per autore, oppure scorrere l’elenco dei registi o degli attori per raggiungere i film che li coinvolgono. Si può naturalmente decidere quali di queste categorie visualizzare e quali invece nascondere, e scaricare le miniature dei cartelloni dei film. L’analisi iniziale dei contenuti è piuttosto lunga (a seconda della quantità di dati da verificare potrebbero essere necessarie parecchie ore) ma viene svolta in totale autonomia. In realtà , le informazioni sullo stato dell’analisi sono semplicemente assenti: per conoscere la situazione bisogna consultare un file di log. Durante il test siamo stati costretti a seguire questa strada, perché il software non si comportava come previsto: grazie al log abbiamo scoperto che i file - memorizzati in uno share di rete – erano inaccessibili al servizio di sistema, che utilizza per default credenziali diverse rispetto all’utente. Il problema era documentato anche nelle Faq, ed è stato semplice risolverlo (una volta individuato).