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Software

Un altro anno da record per Google

Redazione | 22 Gennaio 2010

Google Social

L’ultimo trimestre del 2009 si è chiuso con 6,67 miliardi di dollari, un +17% rispetto allo stesso periodo del 2008. […]

logo googleL’ultimo trimestre del 2009 si è chiuso con 6,67 miliardi di dollari, un +17% rispetto allo stesso periodo del 2008. Google continua a generare profitti, nonostante la crisi economica che ha investito gli Stati Uniti e il mondo. Gli utili (calcolati secondo gli standard GAAP ) in uso negli Stati Uniti) sono stati pari al 37% del fatturato: 2,48 miliardi di dollari.
In particolare il fatturato generato dai siti di proprietà  di Google è stato pari a 4,42 miliardi di dollari (circa il 66% degli introiti di tutto il quarter), mentre il fatturato generato attraverso i siti che partecipano ai programmi AdSense è stato pari a 2,04 miliardi di dollari ( 31% del totale), in crescita del 21% rispetto all’analogo periodo del 2008.
Il fatturato generato al di fuori degli Stati Uniti rappresenta ormai il 53% (3,52 miliardi di dollari). In particolare gli UK contribuiscono per il 12% con 772 milioni di dollari.
I costi di acquisizione traffico, ovvero quella parte del fatturato che viene condivisa con i partner Google ,sono stati pari a 1,72 miliardo di dollari, e la maggior parte di essi è data da ciò che Google gira ai partner di AdSense, una cifra che sempre nell’ultimo quarter del 2009, è stata pari a 1,47 miliardi di dollari.

Eric Schmidt, Ceo di Google, nel commentare i risultati si è detto ottimistico per l’andamento del 2010 e ha colto l’occasione per ribadire pubblicamente per la prima volta, la volontà  di Google di mantenere le attività  in Cina.

Proprio in queste ore è in corso un braccio di ferro diplomatico tra il segretario di stato americano Hillary Clinton e il ministro degli esteri cinese Ma Zhaoxu: “è ora che gli Stati Uniti la smettano di fare accuse ingiustificate nei confronti della Cina, in nome della tanto abusata libertà  di Internet” ha detto quest’ultimo, dopo che il governo cinese aveva rifiutato di fornire chiarimenti sulle restrizioni vigenti in Cina relative all’uso di Internet, bollando la richiesta come una “richiesta da imperialismo”.