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Altre due cause per l’aggiornamento automatico a Windows 10

Davide Micheli | 29 Luglio 2016

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L’azienda di Satya Nadella è stata nuovamente citata in giudizio da alcuni utenti in ragione della politica adottata per promuovere l’aggiornamento a Windows 10.

Proprio nella giornata odierna, viene a scadere il termine del periodo durante il quale Microsoft permette di fare gratuitamente l’upgrade di sistemi operativi di Windows 7, 8 e 8.1 al suo ultimo OS Windows 10, un’iniziativa che ha preso il via lo scorso 29 luglio 2015, quando il mercato conobbe la prima release stabile del sistema operativo realizzato dall’azienda di Satya Nadella, contraddistinta da un marketing senz’altro deciso.

Ora, la società  di Redmond si ritrova nuovamente a fare i conti per questa sua politica relativa all’aggiornamento dell’OS, considerando come sia stata coinvolta in due azioni giudiziarie avviate negli Stati Uniti e in Israele. Nel primo caso, si tratta di tre utenti che hanno citato l’azienda alla Corte Distrettuale della Florida, che rimproverano sostanzialmente a Microsoft l’invio di avvisi (non richiesti) per effettuare l’update a Windows 10.

La seconda causa è invece stata promessa avanti il Tribunale distrettuale di Haifa, dove l’azienda è stata citata in giudizio – con il rischio che la causa possa diventare una class action – in ragione del fatto che l’installazione di Windows 10 potrebbe avvenire senza che l’utente ne dia il consenso, una scelta che non è in linea con le disposizioni di legge israeliane per quanto riguarda il comparto dell’informatica.

Dal canto suo, l’azienda di Satya Nadella ha fatto sapere che entrambe le cause sarebbero infondate e, da questo punto di vista, ha ribadito come abbia la certezza di riuscire a dimostrare le ragioni della sua politica relativa all’aggiornamento dell’OS.