Spotify è sempre più sotto pressione a causa della concorrenza di servizi di streaming musicale e, soprattutto, in ragione del fatto che non riesce a far crescere la sua base utente di abbonati a pagamento per riuscire finalmente a realizzare dei profitti. A ciò, secondo gli osservatori di Bloomberg, bisognerebbe anche aggiungere una nuova politica dei prezzi relativi ai suoi abbonamenti, che dovranno essere rivisti nella forma.
Secondo gli osservatori dell’agenzia americana, infatti, Spotify dovrà cercare di realizzare dei pacchetti maggiormente personalizzati in funzione dei gusti dei suoi abbonati, una scelta che potrebbe portare la società svedese a far crescere la sua base di abbonati: ma ciò non basterebbe, considerando come 9,99 euro mensili (per l’abbonamento Premium) siano considerati veramente troppo pochi per consentire all’azienda di sopravvivere.
La necessità di assicurare un maggior livello di introiti a favore degli artisti, considerando come gli stessi abbiano sottolineato in tempi recenti che le piattaforme di musica streaming non offrono royalty a sufficienza, o ancora, la presa di posizione della Universal contro la concessione di esclusive per nuovi brani a questi servizi, complica la situazione in cui si ritrova Spotify, stretto pure dalla concorrenza di altri player (Apple Music soprattutto).
Secondo Bloomberg, l’incremento dei ricavi e la crescita della base utenti non bastano per spingere Spotify verso i profitti: una soluzione potrebbe essere rappresentata da una segmentazione più efficiente del mercato, un po’ come è avvenuto nei settori dei videogame o dell’entertainment TV, proponendo abbonamenti basati su generi, oppure, sulle dirette live dai club, oppure un piano per la musica trasmessa in qualità audio superiore.