Cinque anni fa, agli inizi del 2004, i processori che andavano per la maggiore erano i Pentium 4 su core Prescott da 3,2 GHz o gli Athlon 64 3200+, le schede grafiche che facevano impazzire gli appassionati erano invece la Radeon 9800XT e la GeForce 5950 Ultra, quasi tutti i sistemi di buon livello avevano due banchi da 256 Mbyte di memoria e i dischi rigidi da 250 GByte vantavano velocità di trasferimento di 75 Mbyte/s.
Oggi possiamo invece contare su processori a quattro core (anche sei nel mondo server), con tecnologie Hyperthreading che offrono al sistema 8 core logici con cui lavorare per una potenza di almeno 20 volte superiore a cinque anni fa. Le schede grafiche oggi sono dei mostri da 1 o 2 Tflop/s, in grado di calcolare scene tridimensionali impensabili qualche anno fa e, meraviglia, di aiutare il processore nelle elaborazioni audio e video più pesanti.
La memoria di sistema è divenuta incredibilmente economica, 4 Gbyte di Ddr2 costano una cinquantina di euro, e la maggior parte dei sistemi nuovi ne utilizza 4 o 6 Gbyte.
I dischi di archiviazione per normali sistemi desktop, vecchi come concezione e tecnologia, hanno migliorato notevolmente la capacità di archiviazione (Western Digital e Seagate propongono modelli da 2 Tbyte), ma la velocità offerta nel trasferimento dei dati arriva al massimo a 100 Mbyte/s.
Di tutti questi dati uno emerge in maniera netta nell’indicare che qualcosa, evidentemente, non funziona: la velocità di trasferimento dei dischi magnetici. Possibile che tutti i componenti elettronici abbiamo aumentato la propria velocità di decine (o centinaia) di volte in questi cinque anni mentre la velocità di trasferimento dei dischi è passata mediamente da 75 a 100 Mbyte/s?
I dischi tradizionali hanno ormai segnato il passo rispetto agli altri componenti, la capienza continua ad aumentare, ma la velocità di trasferimento è rimasta pressoché la stessa. Per fortuna a partire dallo scorso anno una nuova tecnologia ha iniziato a promettere un cambiamento epocale, presentandosi come panacea a tutti i mali derivanti dalla lentezza dei dischi magnetici: gli Ssd.
Il termine, divenuto ormai familiare a chi si interessa di informatica in generale, indica dispositivi di archiviazione basati su celle di memoria flash, senza nessuna parte in movimento. Questa caratteristica ha da subito entusiasmato, i valori di trasferimento annunciati lo scorso anno erano nettamente superiori a qualunque disco in commercio e i prezzi, inizialmente elevatissimi, sembravano in caduta libera.
Lo scenario che ci troviamo davanti oggi è però molto diverso da quello che solo un anno fa ci saremmo immaginati: i dischi allo stato solido, annunciati come rivoluzionari e velocissimi, stanno facendo cilecca. Non nel senso di errori hardware o altri problemi simili, ma dal punto di vista dell’attesa e della soddisfazione del mercato.
I modelli attuali hanno prezzi tutto sommato abbordabili, dimensioni sufficienti per sistema operativo e programmi (64 Gbyte) e la loro disponibilità è abbondante.
Il problema è che, a parte qualche rarissimo modello, le prestazioni sono disastrose.
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Non basta infatti adottare una tecnologia allo stato solido per superare agevolmente tutti i dischi tradizionali, serve infatti una ingegnerizzazione decente e uno sforzo produttivo considerevole per arrivare a risultati degni di questo nome. Molti produttori invece, cavalcando l’onda del “successo mediatico” dell’acronimo più abusato negli ultimi tempi, hanno iniziato a vendere Ssd con prestazioni al limite del ridicolo. In commercio sono infatti presenti modelli con velocità di 35-40 Mbyte/s, equivalenti a quelle di dischi tradizionali di 10 o più anni fa, venduti però a prezzi tutt’altro che paragonabili.
I pochi modelli accreditati di prestazioni davvero elevate (150-200 Mbyte/s) sono però ancora poco diffusi e spesso accantonati dagli utenti che non conoscono il motivo per cui un disco Ssd da 32 Gbyte deve costare il 40% in più di un altro, pensando (spinti dai produttori accennati poco sopra) che tutti gli Ssd abbiano prestazioni molto elevate.
![intelssd.jpg](https://www.pcprofessionale.it/stappro61/uploads/2008/09/intelssd.jpg)
Gli Ssd di alto livello esistono, ma purtroppo il mercato di massa sembra ignorarli…