In Europa, e in particolare nel nostro paese, Uber ha incontrato difficoltà non indifferenti ad affermarsi principalmente per la sua attività di servizio di trasporto privato e, in alcuni casi, ha deciso di puntare su l’erogazione di servizi alternativi per tentare di guadagnare l’accesso al mercato, come nel caso della consegna delle pizze nelle città di Milano e di Roma, un’opzione già sperimentata negli USA dal gruppo di San Francisco.
Ora, però, per la società di Travis Kalanick – e per tutte le concorrenti di quest’ultima – le cose potrebbero cambiare, nel nostro Paese. In effetti, tramite un emendamento al disegno di legge sulla Concorrenza, dibattuto attualmente dal Parlamento, potrebbe essere introdotta qualche variante legislativa proprio nel settore dei servizi sviluppati da aziende che hanno abbracciato il concetto di sharing economy.
Il Governo – in ragione della modifica approvata dalla commissione industria del Senato – avrà a disposizione un anno per elaborare un decreto legislativo che miri alla revisione della legge che regola i servizi pubblici di trasporto non di linea, risalente al 1992. In questo processo, saranno coinvolti il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, nonché quello dello Sviluppo Economico e, infine, la Conferenza Unificata.
Tra i principi che dovranno essere sanciti nella novella legislativa che regolerà in futuro i servizi simili ad Uber, non dovranno mancare quello della funzione complementare ed integrativa di queste realtà aziendali rispetto all’offerta del trasporto pubblico, con un occhio di riguardo anche alle disposizioni sulla concorrenza e, infine, anche sulla tutela dei consumatori, tenendo presente anche un aggiornamento del sistema sanzionatorio.