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Videogame

Furi – La Recensione

Redazione | 16 Settembre 2016

Gaming

Un misterioso cyber-ninja senza nome giace in catene, al centro di un’enorme prigione multidimensionale in cui sembra destinato a rimanere […]

Un misterioso cyber-ninja senza nome giace in catene, al centro di un’enorme prigione multidimensionale in cui sembra destinato a rimanere per sempre, vittima delle angherie dei carcerieri che intendono condannarlo per chissà  quale crimine imperdonabile. D’un tratto, finita la ramanzina d’ordinanza, al posto di un tutore dell’ordine si staglia d’innanzi al ninja una misteriosa figura mascherata da coniglio, decisa a riaccompagnarci verso la libertà . Un cammino irto di ostacoli e ovviamente presidiato dai carcerieri, a cui inevitabilmente dovremo rispondere anche grazie ai doni dell’uomo in rosa: una spada e un’arma da fuoco. Comincia così Furi, creatura figlia del duo ex-Ubisoft Audrey Leprince ed Emeric Thoa che, assieme ai loro The Game Bakers, hanno voluto creare un progetto indipendente che sapesse pescare a piene mani dal gameplay impegnativo d’altri tempi, quello dei coin-op nipponici che ti prendevano a schiaffi fortissimo, forgiandoti nel cuore e nella mente (per non parlare del portafogli) fino a quando non diventavi tutt’uno con le meccaniche e, finalmente, riuscivi a portare a casa il risultato.

 

FAIL AGAIN, FAIL BETTER

Il gameplay di Furi, in effetti, non propone alcun margine di miglioramento per quanto riguarda l’equipaggiamento in dotazione, né tantomeno prevede un albero di talenti con cui sviluppare le abilità  del nostro ninja. Una volta compreso che ogni colpo di blaster e ogni fendente può essere caricato per arrecare più danno, e che per lo stesso principio il taciturno protagonista è in grado di coprire distanze più o meno grandi per schivare i colpi, il titolo di The Game Bakers si rivelerà  per quello che è subito dopo la breve introduzione: un festival delle mazzate in cui noi siamo gli unici invitati. La scalata verso la libertà  si compone infatti di innumerevoli boss fight, intervallate da sessioni in cui riprendere fiato prima di incassare e impartire una marea di colpi. Oltre a questa scelta caratteristica, l’altra particolarità  di gameplay di Furi sta nel proporre combattimenti che fondono perfettamente lo stilish action à  la Hideki Kamiya, con un’attenzione particolare al tempismo delle parate e al combattimento all’arma bianca, e le situazioni frenetiche di un bullet hell e i suoi balletti millimetrici. Schivare i colpi avversari, insomma, è la chiave degli scontri che ci si pareranno davanti, tanto e forse più che picchiare la spada sulle terga dei nostri aguzzini, e sarà  molto bene capirlo presto. Come dicevo, infatti, il tasso di sfida di Furi è decisamente d’altri tempi, e starà  a noi imparare ad assecondare i pattern d’attacco avversari, nel tentativo di limare via le vite degli infami carcerieri. Sì, perché sia il ninja che i vari boss, oltre a una barra di energia, hanno anche diverse vite a disposizione: se il protagonista toglie una vita al carceriere ne recupera una per sé; al contrario, un boss può ripristinare l’energia persa in caso riesca a farci fuori. Il che, ovviamente, porta al game over e alla ripetizione dell’intero scontro, con conseguente crimine in rapida ascesa.

 

USCIMMO A RIVEDER LE STELLE

Intendiamoci, la frustrazione è un fattore che emerge principalmente perché le boss fight di Furi sono tutte mediamente lunghe e molto impegnative, ma il gameplay non ostacola mai il giocatore in maniera truffaldina. In ogni caso, la difficoltà  è regolabile anche verso il basso (anche se sceglierlo significa rinunciare agli obiettivi di Steam e alle due modalità  più difficili… nel caso ne sentiate il bisogno), affinché tutti possano raggiungere la tanto agognata libertà  e cercare di capire qualcosa di più delle origini del taciturno protagonista. Tra un combattimento e l’altro, infatti, il buon coniglione rosa riempirà  i silenzi degli scorci mozzafiato che collegano i livelli raccontandoci qualcosa del carceriere che andremo a incontrare, ma anche qualcosa in più sul passato del nostro ninja e, soprattutto, sui motivi che l’hanno portato nelle profondità  di una prigione governata da guardiani sempre più infami e fortemente intenzionati a prolungare la prigionia. Una costruzione anche qui all’insegna dell’apparente semplicità , che tuttavia è in grado di regalarci un motivo in più per continuare a prendere botte e, soprattutto, qualche colpo di scena inaspettato.

COMMENTO

Estetica al neon fuori di testa, personaggi misteriosi e affascinanti, un mix di stili di gioco e di culture riuscitissimo e una colonna sonora da esplosione di sinapsi: Furi rappresenta indubbiamente una sfida impegnativa, e probabilmente una volta entrato sotto pelle si esaurisce anche piuttosto in fretta, ma è comunque un gioco in grado di dare una marea di soddisfazioni e di tenere incollati allo schermo, anche grazie a una trama molto più intrigante di quanto non lasci immaginare un bizzarro coniglione rosa.

+ Ottima direzione artistica

+ Trama misteriosa ma affascinante

+ Difficoltà  d’altri tempi…

– Beh, difficoltà  d’altri tempi