Capcom rinnova uno storico brand.
L’avvento delle console di nuova generazione ha implicato senza dubbio lo sviluppo di nuovi videogiochi, ma anche la riproposizione di vecchie glorie del passato aggiornate agli standard attuali. È proprio questo il caso di Bionic Commando, storica serie Capcom nata nel lontano 1987 che approda ora su console next-gen grazie a GRIN Studios, sviluppatore noto per i recenti Wanted: Weapons of Fate e Terminator Salvation.
Protagonista di questo classico action game in terza persona è Nathan Spencer che, dopo essere stato in prigione per diversi anni, ritorna in azione per fronteggiare un gruppo di terroristi che hanno distrutto con delle armi sperimentali Ascension City. E, come sempre, potrà contrare su un versatile e potente arto bionico di cui si riapproprierà proprio nei primi minuti del gioco.
Il braccio bionico rappresenta senza dubbio il fulcro attorno al quale ruota l’intero gioco. Grazie a un utile tutorial sarà possibile prendere confidenza con le sue caratteristiche e potenzialità . L’interfaccia di gioco non a caso presenta due mirini su schermo, uno dedicato alla armi, e uno dedicato a proprio al braccio meccanico: grazie a quest’ultimo risulterà possibile individuare i vari appigli presenti nei livelli ed agganciarsi ad essi, magari dondolandosi per darsi una spinta maggiore. L’unico inconveniente, però, è rappresentato dalla gestione della telecamera che, durante i momenti più concitati, non riesce ad inquadrare subito l’appiglio successivo su cui il giocatore deve fare necessariamente leva per proseguire.
Per quanto riguarda il sistema di combattimento il giocatore può prediligere l’utilizzo delle armi o del braccio bionico.
L’arsenale è discretamente completo e propone pistola, granata, fucile a pompa, fucile da cecchino e anche qualche arma fuori dall’ordinario. Gli attacchi effettuabili tramite l’arto bionico, invece, si renderanno disponibili con il prosieguo dei livelli e contempleranno, tra l’altro, la possibilità di ghermire il nemico per poi scagliarlo lontano, piuttosto che utilizzare pezzi dello scenario come materiale da lancio.
Da un punto di vista tecnico il gioco si distingue soprattutto per il level design, aspetto fondamentale vista il particolare tipo di gameplay implementato. Le ambientazioni
sono varie e discretamente realizzate ma, quello che colpisce maggiormente, è la naturalezza delle animazioni del protagonista che, novello Tarzan, si sposta agilmente da un appiglio all’altro.
L’eccessiva linearità , purtroppo, inficia la qualità globale di un titolo che ha comunque delle potenzialità ancora inespresse e che presenta una longevità un po’ al di sotto della media, richiedendo solo sette o otto ore per essere portato a conclusione.
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