La recensione completa del nuovo capitolo della serie al momento disponibile su PlayStation 3 e Xbox 360 il 23 marzo. La versione PC è attesa per il 18 maggio. Il gioco si proppone come uno sparatutto a squadra in terza persona.
Per tutti gli amanti dei cosiddetti Survival Horror la saga di Resident Evil rappresenta un indiscusso punto di riferimento. Nel corso di questi ultimi anni, però, lo sviluppatore Capcom ha voluto allontanarsi progressivamente dall’impostazione iniziale per realizzare tutta una serie di spin-off caratterizzati da un gameplay con meccaniche differenti da quelle tipiche dei Survival Horror.
Resident Evil: Operation Raccoon City, infatti, è sostanzialmente uno sparatutto tattico a squadre in terza persona pensato soprattutto (ma non esclusivamente) per l’esperienza multigiocatore sia cooperativa che competitiva.
Sviluppato da CAPCOM e Slant Six Games (già sviluppatori della serie Socom), questo nuovo capitolo che cronologicamente è posto nel mezzo degli eventi raccontati tra Resident Evil 2 e 3, è ambientato all’interno di una Raccoon City ormai completamente devastata dalla fuoriuscita del T-virus, brulicante di zombie e di altri mutanti estremamente pericolosi.
Il giocatore si trova ora al comando di un’unità speciale della Umbrella Corporation, la USS (Umbrella Security Service), incaricata di bloccare a ogni costo gli effetti della propagazione del virus nella cittadina di Raccoon City.
La squadra è formata da sei membri, Vector, Spectre, Beltway, Four Eyes, Lupo e Bertha, ciascuno dei quali può fare affidamento su alcune abilità speciali diverse. Tutto questo regala un punto di vista completamente opposto rispetto ai precedenti capitoli permettendo per la prima volta nella serie la possibilità di impersonare gli antagonisti e non i soliti eroi.
Il giocatore può scegliere quale dei membri dell’U.S.S. (Umbrella Security Service) Delta team impersonare per poi affrontare, tra le varie minacce, anche una nuova unità governativa “Spec Ops” inviata sul posto per intercettare la USS e raccogliere le prove che quest’ultimi stanno cercando di distruggere.
Affrontando le diverse missioni di gioco i fan avranno modo di incontrare alcuni personaggi storici della serie di cui si potranno conoscere gustosi retroscena che getteranno nuova luce sul suolo e il passato di ognuno di essi. Tra le scelte possibili spicca quella di poter uccidere o meno Leon Kennedy, protagonista del secondo e del quarto capitolo, mostrando quindi una sorta di vicenda parallela rispetto a quella accaduta realmente.
Ma rispetto ai videogiochi di questo genere, oltre allo scontro tra le due fazioni sopra citate, ci sarà una terza, pericolosissima, variabile impazzita da tenere in considerazione: gli zombie e tutte quelle amenità bio-organiche che abbiamo imparato a conoscere e temere nei passati episodi della saga come i Licker, gli Hunter, i Tyrant, Nemesis e cosi via. Si crea quindi una sorta di gioco a squadre con gli zombie come bersaglio (e predatore) comune dei due schieramenti in camnpo.
Il sistema di combattimento è, sostanzialmente, quello del quinto capitolo con l’aggiunta di diverse migliorie, tra cui la possibilità di muoversi e sparare contemporaneamente, lanciare le granate tramite la pressione di tasti dedicati e di utilizzare all’istante gli oggetti curativi senza doversi districare necessariamente tra i vari menu che compongono l’inventario.
L’arsenale a disposizione è molto ampio e con la possibilità di applicare vari accessori alle armi per migliorarne alcuni parametri come stabilità e precisione. Le abilità dei vari personaggi sono utili per avanzare nel gioco ma il meglio dell’esperienza di gameplay si raggiungerà in modalità cooperativa fino a 4 giocatori contemporaneamente.
Tra le nuove meccaniche introdotte e rese note finora figurano quelle relative al sanguinamento e all’infezione. Infatti, dopo aver subito una determinata quantità o tipologia di colpi, è possibile che il personaggio controllato inizi a sanguinare attirando l’attenzione degli infetti vicini i quali concentreranno i propri attacchi su di lui fino al risanamento delle ferite.
Nuova anche la possibilità di venire infettati dal virus, il quale, se non curato in tempo, comporterà la perdita del controllo sul personaggio che attaccherà indiscriminatamente i propri compagni fino ad essere abbattuto.
L’esperienza in Single Player, purtroppo, resta viziata da un’Intelligenza Artificiale piuttosto lacunosa che porta i nostri compagni ad eseguire sempre degli assalti diretti, senza adottare nessun tipo di strategia e, soprattutto, fare uso dei vari ripari presenti negli ambienti di gioco. La situazione diventa sensibilmente grave soprattutto perché il rischio diretto è quello di rimanere da soli ad affrontare le situazioni di gioco più complesse e caotiche.
Resident Evil: Operation Raccoon City è dunque un gioco la cui anima è essenzialmente votata al multiplayer e che può essere apprezzato al meglio solo se giocato insieme al altri utenti (fino a un massimo di quattro). Anche in questo caso, però, non ci troviamo di fronte a nulla di particolarmente coinvolgente. Oltre alla classica possibilità di affrontare la campagna principale in modalità cooperativa, sono presenti diverse modalità di gioco come il classico Cattura la Bandiera o il Team Deatmatch, cui se ne aggiungono altre un po’ più originali senza però riuscire a convincere del tutto.
Anche dal punto di vista tecnico si evidenziano alcune lacune come lo scarso livello di dettaglio, l’interattività nulla con gli ambienti e qualche problema di compenetrazione poligonale. Buoni invece i modelli dei personaggi, come pure le tante scene di intermezzo realizzate in computer grafica.