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Guida all’uso di Gimp

Giorgio Panzeri | 28 Giugno 2010

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Vi proponiamo undici nuovi esempi, illustrati passo per passo, che vi permetteranno di apprezzare la versatilità  di questo ottimo programma […]

Vi proponiamo undici nuovi esempi, illustrati passo per passo, che vi permetteranno di apprezzare la versatilità  di questo ottimo programma open source per il fotoritocco.
Di Nicola Martello

iStock_Fotografo

Vi proponiamo undici nuovi esempi, illustrati passo per passo, che vi permetteranno di apprezzare la versatilità  di questo ottimo programma open source per il fotoritocco.

Di Nicola Martello

ICON_EDICOLAEccoci alla seconda e ultima tappa di questo viaggio alla scoperta di GIMP. Per cominciare, un breve riassunto delle sue caratteristiche salienti. GIMP adotta un’interfaccia costituita da palette flottanti e indipendenti che – sebbene consentano la massima libertà  di posizionamento – non sono molto pratiche, dal momento che finiscono spesso per occultare in parte l’immagine in corso di elaborazione. Inoltre ogni nuovo documento si apre in una finestra principale autonoma.

I tool di GIMP sono numerosi, ma inevitabilmente meno completi di quelli presenti nei migliori software commerciali. Anche i filtri sono numerosi e il loro numero è espandibile grazie ai tanti appassionati che ne creano continuamente di nuovi. Il plug-in gratuito Pspi permette di poi di usare i plug-in 8bf per Adobe Photoshop. GIMP consente naturalmente di lavorare con i livelli e offre gli strumenti di base per gestirli. Sebbene non siano presenti funzioni sofisticate come i layer di regolazione di Photoshop, è comunque possibile creare fotoritocchi completi e composizioni grafiche elaborate, basta un po’ di buona volontà  e di fantasia, per usare in maniera creativa le funzioni disponibili. Gli undici esempi che trovate in queste pagine, un po’ più complessi di quelli descritti nella puntata precedente, vogliono proprio dimostrare che con GIMP si può fare praticamente di tutto nel campo della grafica bitmap.

(Estratto dall’articolo pubblicato sul numero 232 – luglio 2010)