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Raid dietro le quinte

Michele Braga | 11 Settembre 2014

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I dispositivi di archiviazione, così come tutti i prodotti elettronici e meccanici, sono soggetti a possibili difetti di produzione, malfunzionamenti […]

raid doppia

I dispositivi di archiviazione, così come tutti i prodotti elettronici e meccanici, sono soggetti a possibili difetti di produzione, malfunzionamenti e guasti. Questo ci espone da sempre al rischio di corruzione e perdita di informazioni in modo indipendente dalla cura che prestiamo nel maneggiare i dischi rigidi presenti tanto in un computer economico così come all’interno di un complesso centro dati. L’incremento del volume di informazioni che gestiamo giornalmente, così come la crescente capacità  delle singole unità  di archiviazione, hanno reso sempre più importante il tema dell’affidabilità  delle soluzioni di archiviazione. Pensate cosa significherebbe, per esempio, se si guastasse un disco da 4 o più Tbyte all’interno del vostro desktop e se su quel disco fosse conservata l’unica copia del vostro archivio di documenti, fotografie, video e musica.

di Michele Braga

ICON_EDICOLALa condivisione e l’accesso simultaneo a grandi volumi di dati è inoltre un aspetto che non deve essere sottovalutato quando si vuole utilizzare in modo efficiente lo spazio di un sistema di archiviazione. L’accesso simultaneo, all’interno di strutture aziendali di piccole, medie e grandi dimensioni, ma anche in ambito domestico rappresenta un elemento di stress per i sistemi di archiviazione.

Una piccola azienda, uno studio professionale, ma anche un utente Soho evoluto sono tutti potenziali utilizzatori di un Nas (Network Attached Storage) che possono trarre enormi vantaggi da questo tipo di apparato. Iniziamo con il dire che cosa è un Nas, ricordando che se fino a pochi anni fa era facile, e in alcuni casi non del tutto errato, tradurre il termine con un approssimativo “disco di rete”, oggi questa descrizione è quanto mai imprecisa. Oggi potremmo dire che un Nas di fascia business è un server completo in grado di fornire all’utente tutte i servizi per la gestione centralizzata dello storage in una rete informatica.

Chiariamoci con qualche esempio: le funzioni più classiche, quelle che ricoprono un ruolo fondamentale, sono la condivisione in rete di file e cartelle e il backup centralizzato dei dati sensibili presenti sulle workstation. I Nas sono però in grado di fare molto di più: possono essere raggiunti da remoto per visualizzare o caricare file anche quando non ci si trova in ufficio o a casa, gestiscono autonomamente la sincronizzazione con i servizi di storage nel cloud e possono persino essere impiegati per realizzare un piccolo sito Web, magari per la Intranet aziendale, senza ricorrere a un hosting esterno. Sono il complemento ideale per una struttura di rete all’interno della quale devono essere gestiti grandi quantità  di informazioni in modo affidabile, ovvero con continuità  operativa e soprattutto riducendo il rischio di perdita di dati.

Sul mercato sono disponibili modelli già  equipaggiati di dischi, ma spesso è più vantaggioso acquistare un apparato vuoto e scegliere in modo autonomo i dischi rigidi da inserire. Questa operazione implica però che siate voi a effettuare la configurazione dei dischi all’interno del Nas e per ottenere i migliori risultati in termini di prestazioni e affidabilità  è necessario conoscere quali sono e in cosa si distinguono le diverse tecnologie Raid (Redundant Arrays of Independent Disks) che possono essere utilizzate. La crescente disponibilità  di dischi allo stato solido ha mutato in modo radicale il panorama delle soluzioni di archiviazione dati, soprattutto all’interno delle stazioni di lavoro singole come workstation, desktop e computer portatili.

Il punto di forza di queste soluzioni risiede nelle velocità  di lettura e scrittura delle informazioni che supera in modo significativo quelle possibili con i dischi magnetici, mentre al contrario il costo al gigabyte e la capacità  massima per unità  sono campi dove i dischi classici non temono ancora rivali, perlomeno per qualche tempo. Questi sono i motivi principali per i quali gli apparati Nas utilizzano ancora dischi magnetici nel formato da 3,5 pollici, salvo particolari soluzioni compatte che accettano solo unità  da 2,5 pollici. (…)

Estratto dell’articolo pubblicato su PC Professionale di settembre 2014