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Obiettivo ritratto

Redazione | 30 Gennaio 2012

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Sfruttando al meglio la luce e scegliendo la strumentazione più idonea si può migliorare la propria tecnica di ripresa e ottenere risultati di elevata qualità . Vediamo come. […]

Sfruttando al meglio la luce e scegliendo la strumentazione più idonea si può migliorare la propria tecnica di ripresa e ottenere risultati di elevata qualità . Vediamo come.

di Valerio Pardi

I tre anni di contest fotografici e le migliaia di foto che abbiamo ricevuto hanno evidenziato come, tra i nostri lettori, ci siano tanti fotografi potenzialmente ottimi, fotografi che potrebbero diventare eccellenti con qualche piccolo consiglio. Ed è proprio per questo motivo che, a partire da questo numero, inauguriamo il primo di una serie di articoli a tema dedicati ai consigli fotografici per approfondire e migliorare la propria tecnica di ripresa. La prima puntata di questo “come fare” è dedicata alla fotografia di ritratti, con approfondimenti sulla strumentazione migliore da utilizzare, qualche consiglio di ripresa e gli accessori indispensabili per ottenere scatti tecnicamente perfetti. Il ritratto, infatti, è un genere fotografico sempreverde: chiunque, con una fotocamera in mano, prima o poi si cimenta nel ritratto. Che sia per fotografare la propria fidanzata o per ritrarre le espressioni di un figlio che cresce e cambia giorno dopo giorno, arriva il momento in cui si punta l’obiettivo verso un viso conosciuto per immortalarlo e condividere con altri quel momento.

Sebbene il ritratto sia la più diffusa forma fotografica, è anche quella più impegnativa, sia per le conoscenze tecniche necessarie, sia per il saper mettere a proprio agio il soggetto da ritrarre e catturarne un’espressione che sia effettivamente rappresentativa della sua personalità . Su questo ultimo aspetto, quando si fotografa la fidanzata, un amico o i propri figli, si ha un notevole vantaggio rispetto a un fotografo professionista che si trova davanti per la prima volta la persona da ritrarre e deve cercare di carpirne gli aspetti più rappresentativi del carattere del soggetto. Sarà  più facile mettere a proprio agio il soggetto e far sì che mostri espressioni naturali.

Parlare con il soggetto e descrivere cosa si sta facendo è sempre un valido aiuto per aumentare e rafforzare il suo comfort davanti all’obiettivo. Naturalezza e spontaneità  sono elementi spesso essenziali per la buona riuscita di uno scatto. È utile quindi cercare di spiegare al soggetto che tipo di fotografia si vuole realizzare, descrivendo anche il compito di eventuali accessori disposti sul set, come pannelli riflettenti, sfondi o fonti di luce. Un’altra caratteristica propria della fotografia di ritratto è che si può realizzare sempre e ovunque. Non c’è una stagione migliore o un posto più indicato. Una grigia giornata invernale può essere ideale per scattare qualche ritratto in casa, in primavera si può sfruttare il fiorire dei prati come set per un ritratto ambientato, oppure in estate si può cogliere la calda luce radente del tramonto per mettere meglio in risalto i lineamenti del soggetto da ritrarre. Ogni ambiente, ogni soggetto, ogni elemento presente intorno a noi può essere sfruttato ai fini creativi per un ritratto.

Con cosa ritrarre?

Vediamo ora quale può essere la strumentazione più indicata per questo genere di riprese. Compatta, mirrorless o reflex non fa molta differenza. Ciò che conta in un ritratto è la prospettiva che restituisce una certa focale e la capacità  dell’obiettivo di riuscire a separare i diversi piani della scena, per mettere in evidenza un particolare rispetto al resto. Occorre però tenere presente che, se qualsiasi fotocamera moderna utilizzata in completo automatismo permette di ottenere foto tecnicamente valide, solamente un controllo diretto dei parametri di scatto – esposizione, diaframma, tempo d’otturazione, messa a fuoco, ecc… – permette di raggiungere il risultato voluto. Ad esempio, un’esposizione maggiore di quella suggerita dall’esposimetro della fotocamera, quindi una leggera sovra esposizione, permetterà  di rendere la pelle più luminosa e nascondere eventuali piccole rughe, oppure un diaframma aperto – valori f/ bassi – consentirà  di isolare meglio il soggetto, facendo concentrare l’attenzione sul viso della persona ritratta. Sono però impostazioni che si possono ottenere solamente abbandonando il classico automatismo “verde” delle fotocamere. Impostare la priorità  dei diaframma (A) consente di avere un buon controllo dei parametri di scatto senza accusare rallentamenti nella velocità  operativa, essenziale per catturare le espressioni fugaci del soggetto da ritrarre. Risulta comodo anche agire sul correttore intenzionale d’esposizione in modo da modificare eventuali letture esposimetriche poco corrette eseguite dall’automatismo della fotocamera. Le fotocamere digitali infatti permettono di controllare immediatamente sul display il buon esito di ogni scatto, meglio se certificato da un istogramma che accerti un’esposizione corretta, con una curva non troppo a destra o a sinistra del grafico.

Oggi anche il semplice appassionato di fotografia può accedere, senza dover stanziare un budget di diverse migliaia di euro, a un nutrito ventaglio di focali: dai supergrandangolari ai tele spinti, passando per ottiche macro e obiettivi fish-eye, scegliendoli tra focali fisse e zoom. Anche una semplice compatta può mettere a disposizione zoom con escursione focale superiori ai 20X. Le focali che più si adattano al ritratto sono comprese tra gli 85mm e i 135mm, ma nulla vieta di spingersi oltre se si conoscono gli effetti che possono produrre. Occorre anche fare una piccola distinzione tra focale equivalente e focale reale. Sapete bene che, se montate un obiettivo su una reflex che non sia full frame, la focale cambia, o, più correttamente, si deve parlare di “focale equivalente”, poiché le dimensioni del sensore portano a una sostanziale modifica dell’angolo di campo. Più il sensore è piccolo, più l’angolo di campo si riduce pur utilizzando un obiettivo di pari focale. Quello che però non cambia è la prospettiva, intesa sia come compressione dei piani sia come stacco tra soggetto e sfondo, che rimarrà  sempre quella della focale reale.

Facciamo un esempio: ipotizziamo di fotografare con una classica reflex digitale con sensore in formato Aps e utilizzare il classico 50mm. In questo caso, l’angolo di campo coperto equivale a un 80mm (50mm x 1,6, che è il fattore di moltiplicazione del sensore), quindi perfettamente adatto alla fotografia di ritratto, ma la prospettiva che restituisce è ancora quella di un 50mm, una focale un po’ corta per un ritratto al solo viso, con il risultato di rendere un po’ troppo evidente il naso del soggetto e deformare leggermente i lineamenti del viso. Allo stesso modo, una focale troppo lunga rischia di appiattire eccessivamente il viso, con il rischio di far apparire le orecchio sullo stesso piano degli occhi e del naso. Tuttavia l’effetto è molto meno evidente rispetto all’utilizzo di un’ottica eccessivamente grandangolare. Il box a fianco mette in evidenza come la focale utilizzata influisca sulla resa prospettica nei ritratti. Ora sappiamo che focali utilizzare.

Ma c’è un altro parametro importante negli obiettivi che influisce sulla resa finale di una fotografia. Stiamo parlando del diaframma. Ogni obiettivo è caratterizzato da un’apertura massima, che rappresenta anche la “velocità ” o “luminosità ” dell’ottica. Un obiettivo f/2 è quattro volte più luminoso di un’ottica che ha come diaframma massimo f/4. (…)

Estratto dal numero 251 di febbraio 2012 ora in edicola