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Legge antitrust

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Google: niente documenti riservati per le indagini antitrust degli stati USA

Alfonso Maruccia | 24 Febbraio 2020

Google

Il colosso di Mountain View oppone resistenza, se non un vero e proprio ostruzionismo, alle richieste dei procuratori generali americani di accedere alle e-mail e ai documenti riservati.

A quanto pare Google non ha intenzione di collaborare pienamente con l’indagine antitrust dei 50 procuratori generali USA, tutti impegnati a verificare l’eventuale violazione delle leggi sulla concorrenza per l’advertising e il search on-line. Alle autorità non arrivano tutti i documenti richiesti, poiché Mountain View paventa il rischio di violazione di informazioni strettamente confidenziali senza sufficienti garanzie di riservatezza.

Secondo quanto scrive il Wall Street Journal, infatti, Google si è rifiutata di fornire almeno una parte della documentazione richiesta dalla coalizione di procuratori statali capitanata dal texano Ken Paxton: le autorità hanno richiesto l’accesso alle e-mail, alle chat e ai messaggi testuali scambiati dagli alti papaveri della corporation oltre che dagli impiegati in possesso di informazioni rilevanti, e Google ha fin qui rifiutato la richiesta di totale trasparenza arrivata dagli AG (Attorney General).

Google, indagine Antitrust di 50 stati USA

Per il momento, anche la documentazione completa già fornita al Dipartimento di Giustizia (DoJ) per l’indagine antitrust a livello federale è off-limits per gli AG statali, anche se le cose potrebbero cambiare vista la presunta collaborazione tra governo di Washington e autorità locali ipotizzata in queste settimane.

Dal punto di vista di Google, la mancanza di trasparenza totale deriva dal fatto che l’azienda teme per la riservatezza di informazioni estremamente sensibili per il suo business. Al Texas sono già state fornite le 100.000 pagine di documenti richieste, dice Google, ma gli esperti contattati dagli AG potrebbero minare la competitività di Mountain View visti i loro precedenti rapporti con le aziende concorrenti.

L’opinione dei procuratori generali è, come prevedibile, diametralmente opposta: Google si è rifiutata di fornire l’accesso a tutte le comunicazioni perché sa o ipotizza di non essere del tutto innocente, ha spiegato Paxton al Journal. La situazione potrebbe forse rasserenarsi in futuro, visto anche l’accordo raggiunto sull’obbligo dei consulenti di rispettare alcuni fondamentali parametri di riservatezza in merito all’indagine.