Hardware

Le mirrorless diventano sempre più piccole e versatili

Redazione | 17 Novembre 2011

Laboriosità  del menu a parte, il resto delle funzioni della fotocamera portano a risultati ben più positivi, a partire dal […]

Laboriosità  del menu a parte, il resto delle funzioni della fotocamera portano a risultati ben più positivi, a partire dal nuovo sensore Cmos da 16,2 Mpixel. Non si tratta della maggiore risoluzione, per altro ininfluente all’atto pratico, ma della capacità  di gestire il rumore alle sensibilità  più elevate. Già  la prima generazione di NEX si era distinta, tra le altre mirrorless presenti sul mercato, per l’ottimo contenimento del rumore. La NEX-C3 fa un ulteriore passo in questa direzione e permette di scattare agevolmente a 3.200 Iso con una perdita minima di dettaglio e, all’occorrenza, offre la possibilità  di spingersi a 12.800 Iso con una qualità  ancora sufficiente. Ci troviamo quindi di fronte a una gamma di sensibilità  pienamente utilizzabili: eccellente fino a 1.600 Iso, ancora buona a 3.200 Iso per poi scendere, ma mantenendosi sufficiente, a 12.800 Iso.

La funzione panorama, diffusa nelle compatte, è una soluzione utile ed efficace anche per le mirrorless. In questo caso, inoltre, è possibile creare panorami in modalità  3D.

Purtroppo manca la possibilità  di riprendere video a 1.080p, ma i 720p a 30 fotogrammi al secondo permessi dalla C3 possono essere sufficienti per un utilizzo video senza eccessive pretese. Come di consuetudine per i prodotti a marchio Sony, anche la NEX C3 può utilizzare sia schede di memoria in formato Memory Stick, sia più tradizionali Secure Digital (in dotazione c’è una schedina SD da 2 GB). Il vano dello slot per le schede è diverso da quello per la batteria, ma è stato posizionato anch’esso sul fondo della fotocamera, rendendo così impossibile cambiare scheda di memoria se la fotocamera è montata su un treppiede. Le dimensioni ultracompatte, considerando il formato del sensore utilizzato, sono esaltate dall’accoppiamento con l’obiettivo “pancake” Sony E 16mm f/2,8. La focale fissa lo rende meno versatile rispetto a un classico zoom 18-55mm, ma l’angolo di campo coperto risulta molto apprezzato in caso di foto di gruppi di persone, paesaggi o semplicemente come ottica tuttofare. La resa è sorprendente buona al centro del fotogramma anche a tutta apertura (f/2,8) e già  da f/5,6 la resa si può considerare perfetta su tutta l’area del sensore. La luminosità  massima pari a f/2,8 offre quindi un evidente vantaggio rispetto ai diffusi zoom standard con apertura massima pari a f/3,5-5,6. L’autofocus è apparso veloce e preciso anche se dobbiamo sottolineare come la focale grandangolare e la luminosità  dell’ottica siano un importante aiuto per i sensori di messa a fuoco.

L’ampio angolo di campo offerto dall’ottica “pancake” 16mm (24mm equivalenti) e la possibilità  di sfruttare una elevata profondità  di campo permette di ottenere immagini “tutto a fuoco”, da pochi centimetri all’infinito.

Non manca, infine, tutta una serie di funzioni di scatto creative che aumentano le potenzialità  di ripresa della fotocamera; tra queste si segnalano la modalità  HDR (High Dynamic Range) e la funzione panorama assistita. In modalità  HDR la fotocamera esegue tre scatti in rapida successione con esposizione diversa, per poi fonderli in un’unica immagine dalla latitudine di posa molto elevata: in questo modo è possibile sia rendere leggibili le parti più scure della foto, sia mantenere dettagli nelle zone di maggior luminosità . Invece, la funzione panorama assistita, disponibile anche in modalità  3D per i TV compatibili, permette di scattare panorami con una semplicità  disarmante, senza bisogno di postproduzione per unire i diversi scatti al computer.

< Indietro Successivo >