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Alimentatori: energia senza sprechi

Giorgio Panzeri | 29 Marzo 2010

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Mai prima d’ora il mercato degli alimentatori aveva vissuto un’evoluzione tecnologica tanto netta quanto importante. Infatti la maggior parte delle […]

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Mai prima d’ora il mercato degli alimentatori aveva vissuto un’evoluzione tecnologica tanto netta quanto importante. Infatti la maggior parte delle aziende produttrici, convinte anche da una notevole spinta ecologista, hanno avviato programmi di ricerca e produzione di modelli sempre più efficienti.

ICON_EDICOLADa qualche tempo, raggiunte potenze massime di oltre 1.000 watt, gli alimentatori hanno smesso di crescere in questo senso e hanno avviato un progressivo miglioramento prestazionale dal punto di vista dell’efficienza. I motivi di questa scelta sono principalmente due: il primo è che oggi per alimentare correttamente un sistema di fascia media sono sufficienti circa 200 watt, e che personal computer con spiccate doti di elaborazione tridimensionale, con processori o schede grafiche di fascia alta, arrivano a consumare 400 watt; solo nei casi più particolari si sale oltre questi valori. Il secondo motivo è relativo al costo dell’energia elettrica, in continuo aumento e che, molto difficilmente, vedremo scendere. Avere a disposizione potenze superiori non serve; invece disporre di efficienze sempre più elevate è molto importante.

Efficienza, come minimizzare i consumi

L’efficienza è quel parametro che rapporta la potenza offerta dall’alimentatore ai componenti interni al sistema rispetto a quella assorbita dalla rete elettrica. Ad esempio ipotizzando un carico di 500 watt e un alimentatore con efficienza del 90% il consumo di energia dalla rete esterna sarà  di 555 watt. Di questi il 10% (55 watt) verrà  sprecato e trasformato in calore, mentre il 90% (500 watt) andranno ad alimentare il personal computer.

Utilizzando un alimentatore con efficienza inferiore, ad esempio dell’80%, l’assorbimento dalla rete sarebbe di 625 watt, il 20% (125 watt) vanno sprecati, mentre il restante 80% (500 watt) alimenterà  i componenti. Per questo e molto altro i produttori hanno smesso di produrre modelli sempre più potenti (e inutili), ma hanno concentrato i propri sforzi nel miglioramento della qualità  dei prodotti e nella riduzione degli sprechi energetici che, per forza di cose, caratterizzano questi componenti. Ogni punto percentuale guadagnato nell’efficienza riduce gli sprechi di energia elettrica, impattando sulla bolletta elettrica domestica. Gli alimentatori odierni, per via della tecnica costruttiva utilizzata per convertire i 220 volt a corrente alternata della rete elettrica domestica in tre diverse tensioni continue a 12, 5 e 3,3 volt, non hanno però un rendimento energetico piatto in base al carico alimentato. La curva di efficienza di un alimentatore è solitamente convessa con un massimo nell’intorno della metà  del carico, mentre cala leggermente andando verso il minimo e più velocemente avvicinandosi all’estremo superiore. Da questo si deduce che, volendo alimentare un carico da 300 watt la scelta ideale per ottenere la massima efficienza è quella di un alimentatore da circa 600 watt, che garantirà  i risultati migliori operando proprio nelle condizioni migliori. Modelli da 600 watt, al 50% della propria potenza hanno tipicamente efficienza superiore all’85%, mentre modelli da 350 watt al 90-95% della loro potenza hanno efficienza di circa il 70%. (…)

[Estratto dall’articolo pubblicato sul numero 229, in edicola dal 27 marzo]