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Dalla carta al bit: tecniche di scansione

Giorgio Panzeri | 23 Dicembre 2011

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Uno scanner di buona qualità  e qualche conoscenza tecnica di base permettono di generare un archivio elettronico che assicura longevità  ai documenti […]

Uno scanner di buona qualità  e qualche conoscenza tecnica di base permettono di generare un archivio elettronico che assicura longevità  ai documenti cartacei e alle stampe fotografiche e permette la loro rielaborazione e distribuzione in Rete.

di Marco Martinelli

Gli scanner sono apparecchi di uso comune. Periferiche a funzione singola o parte di una stampante multifunzione, permettono di digitalizzare documenti cartacei, immagini, stampe fotografiche e pellicole per scopi di archiviazione, copia e rielaborazione. In questo articolo approcciamo l’argomento più dal punto di vista pratico che tecnologico, fornendovi alcuni consigli utili per ottimizzare l’acquisizione dei diversi tipi d’immagine in cui ci si può imbattere a casa o nel lavoro d’ufficio.

Tipi di scanner

Non tutti gli scanner sono uguali, ma tutti sono dispositivi di input che “fotografano” un originale bidimensionale per crearne un’immagine digitale a mappa di bit. Abbiamo usato il termine fotografare perché l’azione di uno scanner e quella di una fotocamera sono simili sul piano tecnologico, anche se si realizzano con processi e meccanismi diversi. In entrambi i casi, e semplificando al massimo, la luce riflessa da un soggetto è catturata da un elemento fotosensibile (pellicola o sensore) per riprodurne la sua immagine. Nel caso della fotografia digitale e della scansione, le onde luminose che raggiungono i fotorecettori del sensore sono convertite in segnali elettrici d’intensità  corrispondente e un circuito di conversione analogico/ digitale le trasforma in informazioni binarie per comporre l’immagine bitmap dell’originale. A differenza della fotografia, in cui il soggetto è catturato attraverso una singola esposizione di durata più o meno istantanea, nella scansione la superficie del soggetto è virtualmente scomposta in linee, acquisite e digitalizzate in modo sequenziale dall’alto verso il basso.

Sul mercato esistono diverse tipologie di scanner, ognuna delle quali è adatta più delle altre ad assolvere a esigenze specifiche: ci sono gli scanner a piano fisso, per pellicole (film scanner), a rullo di trascinamento (sheetfed) e i modelli portatili. Dovremmo aggiungere anche gli scanner a tamburo (drum scanner), ma questi apparecchi, estremamente costosi, sono utilizzati per l’acquisizione ad altissima risoluzione solo in ambiti professionali ad alta produttività  ed esulano dallo scopo di questo articolo.

Lo scanner a piano fisso, o flatbed, è il tipo più comune e versatile, disponibile come dispositivo stand-alone oppure integrato in una stampante multifunzione. È costituito da tre elementi fondamentali: un coperchio superiore rivestito all’interno di un cuscino di materiale riflettente, una lastra di vetro su cui si colloca l’originale e un gruppo di scansione sottostante, formato da un sensore di cattura e da una sorgente di luce bianca, generalmente una lampada fluorescente a catodo freddo o allo xeno, posta su un carrello scorrevole.

Uno scanner a piano fisso è utilizzato per acquisire originali riflettenti piani, come fotografie, illustrazioni, pagine singole di documenti e riviste, supporti delicati o a bassa grammatura che potrebbero altrimenti essere danneggiati o non gestiti da apparecchi di diverso tipo. In molti modelli sul mercato, queste funzionalità  primarie sono espanse tramite due accessori, normalmente forniti di serie e mutuamente esclusivi. Il più utile per l’attività  dell’ufficio è l’alimentatore automatico di documenti (Adf, automatic document feeder), componente che velocizza l’acquisizione di pagine multiple processando in rapida sequenza fino a 50 fogli a facciata singola o doppia, se dotato di modulo fronte/retro. La seconda funzione ausiliaria è l’acquisizione di pellicole: ciò richiede che il coperchio dello scanner incorpori una sorgente di luce supplementare per illuminare dall’alto le trasparenze.

La maggioranza degli scanner piani acquisisce solo pellicole 35 mm in strisce di negativi e diapositive intelaiate, solo pochi modelli di fascia superiore trattano anche il medio formato. Per ogni tipo di pellicola supportato, a corredo dello scanner sono fornite apposite guide in cui gli originali vanno inseriti prima di essere disposti sul piano di vetro. (…)

Estratto dall’articolo pubblicato sul numero 250 – gennaio 2012