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Addestrando l’IA a scrivere la musica

Redazione | 11 Dicembre 2025

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Sul numero 416 di Pc Professionale l’editoriale di Fabrizio Ponciroli si è soffermato su una questione molto delicata che sta […]

Sul numero 416 di Pc Professionale l’editoriale di Fabrizio Ponciroli si è soffermato su una questione molto delicata che sta facendo discutere. Cosa ne pensate?

Un nuovo passo verso il futuro o l’inevitabile caduta dell’arte umana?

Il sito The Information ha svelato che “… Gli alunni stanno fornendo i dati per l’addestramento utili a sviluppare un’intelligenza artificiale che produca musica”. Nello specifico stiamo parlando di OpenAI. Per riuscire nell’intento, l’azienda avrebbe già sottoscritto un accordo con la prestigiosa Juilliard School, una delle principali scuole di arti, musica e spettacolo al mondo, “… per recuperare dati, come spartiti musicali, finalizzati a creare melodie e brani”. Il meglio per “addestrare” OpenAI, interessata a rispondere il prima possibile a Lyria, Suno o Udio, le varie startup che stanno dimostrando come l’IA sia in grado di generare musica. Il tutto mentre Recording Industry Association of America, che rappresenta Universal Music Group, Sony e Warner Bros, ha citato in giudizio varie aziende di IA, che avrebbero addestrato i loro modelli su brani protetti da copyright. 

Insomma, siamo di fronte ad un nuovo grande dilemma: un nuovo passo verso il futuro o un calcio all’arte umana e alla sua creatività? Rispondere è, francamente, complicato. Indubbiamente il mondo si sta trasformando ad una velocità supersonica. L’intelligenza artificiale, e chi la gestisce, sta facendo affari d’oro e spinge affinché sia integrata in ogni aspetto della vita, non solo lavorativa. Ormai, anche quando non ce ne rendiamo conto, ci sono tracce di IA praticamente in quasi tutte le azioni/mansioni che compiamo. Ora siamo arrivati alla musica, una di quelle arti che sembravano “intoccabili perché generate dal genio umano”. Eh no, non funziona così.

Non c’è nulla che l’IA non può apprendere, replicare e, in diversi casi, rendere migliore. Il problema sta nel regolamentare questo “nuovo potere” che, parafrasando diversi film di spionaggio di Hollywood, “… chissà cosa accadrebbe se finisse nelle mani sbagliate”. L’IA è una giungla dove, al momento, ognuno è libero di fare ciò che vuole, motivato dalla voglia di scoprire e da quella di monetizzare. Non so fino a che punto saremo in grado di distinguere un brano musicale nato dall’intelletto umano da uno creato dall’intelligenza artificiale. Probabilmente, già oggi, potremmo fare sbagliare. Lo si nota in alcuni video generati dall’IA, ormai sempre più fedeli a quella che, una volta, era l’unica realtà possibile. Prima o poi analizzeremo la questione IA anche sulla nostra/vostra rivista preferita. Già lo stiamo facendo, per ora solo dal punto di vista di noi umani (su questo aspetto posso darvi la mia parola che è veramente così). Buona lettura a tutti, sia a chi è favorevole all’IA, sia a chi avrebbe preferito non far parte di quest’era di trasformazione…