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Fenomeno Maker

Redazione | 28 Febbraio 2014

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  Definire chi (o cosa) sia un “maker” è un’impresa ardua. Nel variegato universo informatico si autodefiniscono maker molti differenti […]

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Definire chi (o cosa) sia un “maker” è un’impresa ardua. Nel variegato universo informatico si autodefiniscono maker molti differenti gruppi di persone, spesso in contraddizione tra loro, senza che ci sia una chiara regola sulla definizione o sul “titolo” di maker. In realtà  alla maggior parte di loro tutto questo non interessa, raramente troveremo un maker attento alle etichette imposte o decise da altri; la filosofia alla base dei maker è infatti solitamente opposta, aperta e con grande spirito di condivisione, tanto da eliminare sul nascere molti problemi di questo tipo.

di Davide Piumetti

ICON_EDICOLAMaker è di conseguenza un concetto che esula dalle normali definizioni professionali o hobbistiche, essendo più simile a una “filosofia” e a un modo di vedere il mondo che a una stringente definizione relativa ad azioni e compiti reali.

In parole povere un maker è, traducendo letteralmente e liberamente dall’inglese, una persona che “fa”, dal verbo make, fare. Si intende una persona che fa, che progetta e che costruisce autonomamente o in compagnia determinati prodotti. A differenza di un artigiano (a cui potrebbe essere associato lo stesso concetto), un maker fa questo soprattutto per iniziativa personale, per voglia di fare e di costruire con le proprie mani qualcosa di nuovo.

In questo caso c’è infatti grande differenza tra le community di hacker (“buoni” o “cattivi” sono concetti che esulano dalla trattazione) e maker. Un hacker è una persona che studia e modifica qualcosa di esistente, effettuandone un hack, ovvero una modifica o un miglioramento secondo le proprie esigenze. Un maker è invece indirizzato più alla costruzione e alla realizzazione di qualcosa partendo da zero, in base alle necessità  o alla voglia di scoprire.

Spesso i maker sono spinti anche da piccole necessità , che si trasformano in studio, analisi e implementazione di qualcosa che, una volta realizzato, regala spesso tante soddisfazioni.

I maker, così come vengono oggi definiti, sono figli della generazione Internet, se prima infatti era comunque possibile trovare persone dotate di ingegno che avviavano studi e implementazioni di ogni tipo, la condivisione e la comunicazione informatica (ma anche personale) è quello che rende un maker parte del terzo millennio.

Nel seguito vogliamo dare una visione d’insieme del panorama in Italia e nel mondo, andando a ricercarne le origini e ripercorrendone la crescita di queste community e movimenti. Capiremo insieme come si nasce (o si diventa) maker, come crescono le capacità  e le esigenze e quali sono gli sbocchi o i ritrovi per far diventare una passione qualcosa di più grande.

In coda, grazie a due maker italiani autori di una piccola startup, vi porteremo dentro il racconto di come due amici, con una passione in comune, possono dare vita a una bellissima realtà  pronta a debuttare sul mercato.

Gli inizi

I maker odierni sono principalmente l’evoluzione storica di quelli che, a cavallo con l’anno 2000 si definivano thinker, ovvero pensatori e ideatori. In italiano non abbiamo una parola tanto breve e concisa quanto maker, per cui quella che meglio si adatta appartiene a un altro tempo: inventori.

Molti maker (che si dice scherzosamente che un tempo giocassero esclusivamente con i mattoncini Lego) hanno fin da piccoli mostrato interesse nel funzionamento degli oggetti e, negli ultimi 4 o 5 anni, hanno dato vita alle proprie passioni grazie anche agli strumenti tecnici messi a disposizione dal mercato, contribuendo alla crescita di un movimento che, pian piano, ha fatto proseliti e avvicinato sempre più persone a questo modo di concepire le cose.

Uno dei focus principi della comunità  è Arduino, un piccolo controllore in grado di pilotare elementi elettrici ed elettronici e programmabile in maniera semplice attraverso il Pc. Questo elemento, il primo di stampo commerciale che rendeva possibile a tutti divertirsi con l’elettronica in maniera rapida e semplice, è stata una delle scintille che ha infiammato le comunità  e i forum grazie alle proprie enormi possibilità  di personalizzazione. Moltissimi membri delle community attuali sono infatti stati indirizzati da Arduino per iniziare ad assaporare il gusto del costruire con le proprie mani qualcosa di funzionante e programmabile, vero motivatore per andare avanti e costruire dispositivi sempre più complessi.

Questo è infatti stato uno dei primi componenti a permettere la costruzione di apparecchiature complesse, grazie alla logica semplice e al controllo programmabile da Pc è possibile gestire elementi esterni, costruire sistemi e comandarli a piacere. Il web oggi è zeppo di progetti in cui Arduino (e tutte le sue versioni) viene adoperato per qualunque cosa, dagli apricancello automatici ai sistemi di controllo del riscaldamento, dai trasponder per il posizionamento alle applicazioni complesse come la videosorveglianza.

Negli ultimi anni due argomenti sembrano però aver spodestato Arduino nella mente dei maker: la stampa 3D e i droni. Nel primo caso, soprattutto, il concetto non nuovo in sé è stato portato avanti come cuore della filosofia maker. Creare con il Pc dei pezzi tridimensionali tramite i comuni software di Cad e poterli poi stampare in un batter d’occhio porta a possibilità  finora precluse nell’invenzione e nella sperimentazione. Molti maker che vorrebbero costruire determinate forme o oggetti si trovano spesso in difficoltà  per gli strumenti a loro disposizione: lavorare la plastica o il metallo secondo forme complesse non è infatti alla portata di tutti, motivo per cui l’introduzione di prodotti adatti a costruire pezzi di ogni forma e dimensione è vista come provvidenziale in moltissimi casi permettendo a molti, prima impossibilitati, di iniziare a progettare e costruire oggetti di ogni tipo.

Essere un maker significa dunque avere la passione di costruirsi quanto necessario invece che acquistare prodotti magari non perfettamente adatti alle proprie esigenze. Molti, anche trovando in commercio esattamente quanto necessario, preferiscono comunque cimentarsi con lo studio e la realizzazione di qualcosa in modo da trarne, oltre che l’oggetto finito anche soddisfazione e conoscenza.

Il panorama globale è questo, ma nel nostro Paese molto si sta muovendo, con alcune iniziative che promettono di cambiare il modo di ragionare di giovani e studenti, aprendo le porte a un futuro produttivo molto più mobile rispetto a quello attuale. In calce all’articolo trovate un box in cui sono presenti gli indirizzi web di alcune delle community e dei siti di cui parliamo in queste pagine, in caso vogliate approfondire o cercare di comprendere o diventare dei maker a vostra volta.

Estratto dell’articolo pubblicato su PC Professionale numero 276