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Editoriale | Magazine

Hackintosh, l’arte di arrangiarsi

Giorgio Panzeri | 28 Febbraio 2017

Editoriale

Su questo numero di PC professionale vi proponiamo un articolo approfondito su come realizzare un clone Mac con hardware “quasi” […]

Su questo numero di PC professionale vi proponiamo un articolo approfondito su come realizzare un clone Mac con hardware “quasi” standard. Dico subito che è un esercizio di studio e di stile: non vale la pena percorrere questa strada se intende realizzare un computer per uso professionale. Per la casa o a livello hobbistico può essere un modo per avere un potente Mac a prezzo contenuto. Però, con tanta pazienza e molta attenzione. I differenziali da tenere presente quando si vuole fare una scelta tra un Mac originale e un Hackintosh sono il prezzo e gli aggiornamenti. Vediamo di analizzarli per capire perché a livello professionale non è utile usare un Mac fatto in casa.

Cominciamo con il prezzo. La configurazione che abbiamo realizzato, tra scheda madre, processore (abbiamo scelto un i7 di sesta generazione), scheda grafica, memoria (16 Gbyte), disco allo stato solido (da 512 Gbyte), alimentatore e case non costa meno di un migliaio di euro, ai quali vanno aggiunti un migliaio e più di euro per un buon monitor 4k da 27 pollici. Quindi in totale oltre i 2.000 euro. È vero, l’iMac corrispettivo con una simile configurazione costa più di 3.000 euro (quindi un migliaio di euro in più), ma è in grado di garantire l’usabilità  per tutta la durata della sua vita lavorativa. Lo può fare anche il nostro Hackintosh? Ni, ne sì ne no. Non sempre è possibile eseguire gli aggiornamenti, sicuramente i cambi di versione ma a volte anche gli aggiornamenti di sicurezza che tappano falle appena scoperte. Come per i telefoni jaibrekkati occorre attendere che gli sviluppatori del software hackintosh rilascino la versione corretta per il Mac fatto in casa. E, a livello professionale non sempre si può attendere il rilascio della nuova versione per l’hackintosh. Cosa che invece può fare l’utente casalingo.

Sempre a livello professionale, in che percentuale pesa l’investimento in hardware rispetto a quello software? Un professionista non compra un Mac per lavorare con Word o Power Point. Per l’uso in ufficio è più che sufficiente un notebook o un desktop di fascia media da 7/800 euro. Il differenziale in ufficio non è la bellezza o la facilità  d’uso del sistema operativo ma il rapporto tra il prezzo da pagare per hardware e software e la produttività . Quindi, se un professionista adotta un Mac lo fa per realizzare lavori creativi (di grafica o meno), fotografia o video con montaggi magari in tempo reale. La creatività  è il fattore chiave. Non banalizzerei il fattore prezzo, può sembrare elevato ma non è così. Microsoft che ha lanciato il suo computer “creativo” (il Surface Studio, ammirevole sotto molti punti di vista) e lo ha quotato nella configurazione base a poco meno di 3.000 dollari. La versione con Core i7, 16 GByte di Ram e un TByte di disco ibrido costa 3.500 dollari. Sempre negli Usa, l’iMac con la stessa configurazione costa ben 1.000 dollari in meno (2.500 dollari). Il discorso alla fine è sempre quello: lo vorrei ma non posso permettermelo. Ma alla fine, mi serve veramente? Quando ho sostituito il mio MacBook Pro da 13″ che aveva tirato le cuoia mi sono posto il problema, e poi ho scelto un notebook Windows 10 che fa quello che mi serve (compreso il ritocco fotografico) e mi è costato la metà  dei nuovi MacBook Pro. Certo ho molta nostalgia, ma in questo periodo è importante anche l’investimento da fare.

Buona lettura a tutti.