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La selva dei formati video

Giorgio Panzeri | 29 Marzo 2010

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Il settore del video digitale è in uno stato di continua evoluzione, grazie anche all’arrivo dell’Alta Definizione e dei siti […]

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Il settore del video digitale è in uno stato di continua evoluzione, grazie anche all’arrivo dell’Alta Definizione e dei siti Web come YouTube. Negli ultimi tempi abbiamo assistito a una proliferazione dei formati video, ormai davvero numerosi e diversificati in quanto a efficacia di compressione e mezzo di diffusione. Il video digitale si articola in funzione di una varietà  di parametri impressionante: risoluzione (Alta Definizione, Definizione Standard, video per il Web), formato di compressione, bit rate, numero di fotogrammi al secondo, tipo di scansione (interlacciata o progressiva), modalità  di ICON_EDICOLAdistribuzione (Blu-ray, Dvd Video, memoria a stato solido, Web), dispositivo di riproduzione (lettore stand alone, computer, player portatile) e così via. Il ventaglio di combinazioni che ne deriva è così ampio da mettere in difficoltà  anche chi ha un po’ di esperienza, figuriamoci il neofita. Per fare un po’ di chiarezza, in queste pagine passeremo in rassegna i codec video di maggior diffusione, in modo che vi sia più facile capire quale potrebbe essere quello adatto alle vostre necessità , e faremo una disamina dei container, ovvero i file che fungono da contenitori dei flussi multimediali.

In effetti c’è parecchia confusione già  a questo livello: spesso si parla di codec e di container come fossero due cose equivalenti, mentre non è così. Esistono molti container; noi abbiamo esaminato i più diffusi, ovvero 3gp, Asf, Avi, Dmf/DivX, Flv/F4v, Mkv, Mov/Qt, Mp4/M4a, Ogg, RealMedia, e Xvid. Quelli più noti del gruppo sono senza dubbio Avi, DivX, Flv, Mov e Xvid, ma Mkv sta diventando sempre più popolare grazie alla sua versatilità  e al fatto che è libero da royalty.

I codec che abbiamo preso in considerazione sono invece Cinepak, Indeo, Motion Jpeg, Mpeg-1, Mpeg-2, Mpeg-4 Avc/H.264, Mpeg-4 Part 2, RealVideo, Sorenson 3/Spark, Theora, Vp8, e Wmv. Come per i container, anche in questo elenco è facile riconoscere compressori molto diffusi come Wmv di Microsoft e quelli della famiglia Mpeg. Ciascun codec ha punti di forza e debolezza ed è in genere specializzato per un numero limitato di tipologie di video. È importante conoscerle per identificare quello più indicato, in grado di fornire – a seconda della situazione – il miglior compromesso tra un’elevata qualità  visiva e un bit rate ridotto (in modo da facilitare la memorizzazione del filmato e la sua eventuale trasmissione via Internet).

La compressione del video

Prima di esaminare le caratteristiche tecniche dei codec e dei container, è il caso di spendere qualche parola su come funzionano i meccanismi di compressione del video digitale.

Nel caso più generale, il lavoro di un codec inizia con il passaggio dallo spazio colore Rgb (Red, Green, Blue; rosso verde e blu) del filmato generato da sensore di una telecamera – o di una fotocamera con funzioni video – a quello YCbCr composto dai canali Y (luminanza o luma), Cb (differenza tra il canale blu e luma) e Cr (differenza tra il rosso e luma). Questo passaggio consente di separare le informazioni relative alla luminosità  da quelle proprie del colore. Siccome il nostro sistema visivo è molto più sensibile ai particolari ad alto contrasto che non ai dettagli colorati, è possibile dimezzare o anche ridurre a un quarto la risoluzione cromatica (i canali Cb e Cr) senza degradare visibilmente l’immagine. Questa operazione è chiamata downsampling o chroma downsampling (per ulteriori dettagli, vedete il box La compressione cromatica, in questa pagina). (…)

[Estratto dall’articolo pubblicato sul numero 229, in edicola dal 27 marzo]