Successivo

Magazine

Phablet, come cambia lo smartphone

Redazione | 28 Febbraio 2014

Preview

  Con il termine phablet, fusione dei lemmi phone e tablet, oggi si identificano generalmente gli smartphone con display dalla […]

 

Schermata 2014-02-28 a 14.56.00

Con il termine phablet, fusione dei lemmi phone e tablet, oggi si identificano generalmente gli smartphone con display dalla diagonale variabile dai 5,1 ai 6,9 pollici. In effetti, questi apparati puntano a coniugare il meglio di due mondi, quelli di cellulari evoluti e tablet, che molto hanno in comune, a partire dai sistemi operativi. Quando Samsung lanciò nel 2011 il Galaxy Note, di fatto primo esemplare di phablet, in pochi avrebbero scommesso sulle potenzialità  di un mercato ibrido; a distanza di poco tempo sembra invece che la tendenza del settore sia proprio quella di adottare per i telefoni cellulari pannelli di dimensioni sempre più generose, anche a scapito della portabilità . La stessa percezione del termine è cambiata nel corso degli ultimi mesi: oggi un modello con pannello da 5 pollici è considerato a tutti gli effetti un normale smartphone, mentre fino a pochi anni fa sarebbe stato categorizzato senza esitazioni come phablet. Dopo Samsung, tutti i principali produttori di telefoni evoluti hanno deciso di entrare in questo settore (fa eccezione Apple, di cui parleremo fra poco). Quali sono le ragioni di un successo tanto inatteso quanto innegabile?

di Simone Zanardi

ICON_EDICOLALa principale è certamente il graduale cambiamento nel modo d’uso dei dispositivi mobili: il telefono cellulare tradizionale nasce con il desiderio di mobilità  e portabilità , e di conseguenza nei primi anni il mercato punta alla miniaturizzazione del terminale. Se in alcuni casi estremi sorgono problemi di ergonomia, è altrettanto vero che finché la funzione essenziale è quella telefonica il display può essere miniaturizzato senza eccessivi problemi, così come la tastiera. Il cellulare classico è insomma un dispositivo che passa dalla tasca all’orecchio e viceversa, senza troppa interazione manuale.

Con l’avvento degli smartphone moderni (che potremmo identificare con il lancio di iPhone nel 2007) si entra in una nuova fase: telefono cellulare e Mobile Internet Device (Mid) si fondono in un unico apparato, che deve quindi rispondere ad esigenze inedite, innanzitutto ricorrendo a uno schermo ampio. Come spesso è accaduto negli ultimi anni, è Apple a dettare le linee guida: tra queste vi è un pannello da 3,5 pollici che al momento del lancio riprende le dimensioni di un palmare più che di uno smartphone, ma d’altro canto è stato pensato per l’utilizzo agevole con una sola mano.

È sempre Apple a cambiare di nuovo le carte in tavola quando, nel 2010, lancia sul mercato iPad (che, a detta dello stesso Steve Jobs, è un’idea precedente ad iPhone). In questo caso il pannello è un 10 pollici; l’idea di mobilità  è sempre presente ma deve sottostare all’ergonomia di un terminale che rappresenta innanzitutto una finestra sul mondo Internet.

Da questi presupposti si sviluppa negli anni successivi il processo di progressivo avvicinamento tra i due mondi: gli smartphone sono sempre meno telefoni e più Mid e quindi richiedono schermi più grandi e definiti e tastiere più semplici da utilizzare. I tablet si riducono in dimensioni senza perdere eccessivamente in ergonomia, anche grazie al continuo progresso tecnologico che permette di ridurre la cornice ai bordi dello schermo, oltre a peso e spessore. A fine 2011 Samsung annuncia il Galaxy Note, un terminale con display da 5,3 pollici che da un lato conferma tutte le tendenze espresse fino a quel momento dal mercato, dall’altro offre al settore dei decisi cambi di rotta tra cui la reintroduzione dello stilo come strumento di input alternativo alle mani libere. Da qui in poi si apre il più classico “vaso di Pandora”: il successo di Note rompe le reticenze da parte degli sviluppatori hardware nella corsa al display più ampio, tanto che è oggi a partire dai 3″ sino ai 10″ si può trovare in effetti almeno un dispositivo a “distanza” di un solo pollice di diagonale.

In questa rassegna proviamo quattro phablet rappresentativi di altrettante filosofie di approccio a questo mercato: Htc One Max è la più classica rivisitazione di un dispositivo preesistente in chiave “extralarge”. Nokia Lumia 1520 rappresenta invece uno step fondamentale nell’evoluzione dei terminali WP8, non solo per le dimensioni del display, ma anche per le architetture hardware supportate. Galaxy Note 3 costituisce la terza generazione del phablet Samsung, quello con più funzioni ottimizzate per questo tipo di dispositivi. Sony Xperia Z Ultra, infine, è il più estremo della rassegna, con un pannello da ben 6,4″ che lo rende più simile a un tablet che a uno smartphone. (…)

Estratto dell’articolo pubblicato su PC Professionale numero 276