Meta vince sul copyright: l’IA può usare opere protette per addestrarsi
Una recente sentenza emessa da un giudice federale statunitense ha offerto un primo importante orientamento. Il tribunale ha infatti dato ragione a Meta, stabilendo che l’azienda non ha violato il copyright addestrando i propri modelli linguistici (LLM) su opere protette. Il giudice ha riconosciuto che l’uso fatto da Meta rientra nel “fair use”, in quanto trasformativo. L’obiettivo non è la copia né la concorrenza diretta, ma la creazione di uno strumento capace di generare testi originali per usi diversi, dalla scrittura di e-mail alla traduzione di contenuti.
La crescente diffusione dell’intelligenza artificiale generativa ha sollevato domande cruciali sul diritto d’autore: è legale utilizzare opere protette per addestrare i modelli di IA? E cosa succede quando un contenuto creato dall’IA somiglia fin troppo a quello di un artista umano?
Il caso era stato avviato nel 2023 da un gruppo di autori contro Meta e OpenAI. Gli accusatori sostenevano che i modelli fossero in grado di replicare le loro opere, dimostrando un uso non autorizzato dei materiali. Tuttavia, il giudice ha evidenziato l’assenza di prove concrete sulla diluizione del mercato o su un danno economico diretto.
È interessante notare che lo stesso principio è stato recentemente applicato anche nel caso Anthropic, altra azienda attiva nell’IA, segno che la giurisprudenza sta iniziando a tracciare un solco comune.
Tuttavia, il giudice ha anche chiarito che queste decisioni valgono caso per caso. Se un artista potesse dimostrare una riproduzione precisa della propria opera e un danno diretto, il verdetto potrebbe essere diverso.
Il problema di fondo rimane: le attuali leggi sul copyright non nascono pensando all’intelligenza artificiale. In futuro, potrebbe essere necessario aggiornare la normativa, richiedendo autorizzazioni esplicite per l’uso dei contenuti protetti nell’addestramento dei modelli.
Per ora, l’uso delle opere da parte delle IA sembra essere legittimo, ma questo potrebbe cambiare prossimamente soprattutto in Europa dove vige il Digital Services Act.