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Roma città aperta alla produttività open source

Alfonso Maruccia | 1 Agosto 2018

Software

Il passaggio dell’amministrazione capitolina a LibreOffice è in pieno svolgimento, la suite FOSS è installata su tutti PC e ora toccherà agli impiegati familiarizzare con la nuova soluzione. Con la promessa di vantaggi economici sul lungo periodo.

Roma prosegue sulla strada dell’adozione del software libero, un percorso già avviato da tempo e che ora può contare sulla presenza della suite LibreOffice su tutti i PC gestiti dall’amministrazione cittadina. La transizione prevede ora un periodo intermedio, grazie al quale i dipendenti potranno familiarizzare col nuovo ambiente.

La decisione di passare dal software proprietario (presumibilmente il solito Microsoft Office) a una suite di produttività FOSS (Free Open Source Software) è stata presa nell’ottobre del 2016, mentre ad aprile scorso è stata completata l’installazione di LibreOffice su tutti i 14.000 PC dei dipendenti.

Icone LibreOffice

Al momento, sui PC in oggetto convivono sia il software proprietario che LibreOffice: le due suite risultano installate una accanto all’altra, una fase di transizione in cui i dipendenti potranno sperimentare i nuovi strumenti di lavoro FOSS senza per questo essere obbligati allo switch off definitivo.

Il passaggio a LibreOffice potrà poi contare sull’opera di 112 “sostenitori”, membri dello staff capitolino convinti della superiore convenienza del software libero e pronti a incoraggiare i colleghi ad abbandonare le soluzioni proprietarie in favore del FOSS.

Nel 2017 l’amministrazione romana ha stilato un inventario di tutte le applicazioni software e server utilizzate dal Campidoglio, con l’obiettivo di rinnovare i contratti – o passare alle soluzioni FOSS come nel caso di LibreOffice – entro il 2020. Con l’adozione della suite open source ci si aspetta di incamerare un risparmio significativo sui costi per il rinnovo delle licenze.