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Security

Supermicro: nessun hack a base di nano-chip sulle nostre motherboard

Alfonso Maruccia | 13 Dicembre 2018

Sicurezza

La società californiana conferma quanto già dichiarato in questi mesi: l’ipotesi che la catena di montaggio sia stata compromessa, e […]

La società californiana conferma quanto già dichiarato in questi mesi: l’ipotesi che la catena di montaggio sia stata compromessa, e le schede madri vendute alle aziende USA violate dallo spionaggio cinese, è semplicemente sbagliata.

Dallo scorso ottobre Supermicro è al centro di una vera e propria spy-story hi-tech, una vicenda nata con la pubblicazione di un lungo articolo investigativo da parte di Bloomberg che ipotizzava l’installazione di microscopici chip cinesi sulle motherboard commercializzate dalla corporation. Le aziende coinvolte si erano affrettate a negare l’esistenza di questo “Big Hack”, e ora la principale protagonista della vicenda conferma: lo spionaggio cinese non ha compromesso i nostri prodotti.

Stando alle accuse di Bloomberg, tramite le motherboard e i server di Supermicro in questi anni la Cina avrebbe messo sotto controllo quasi 30 aziende USA di altissimo profilo, colossi del calibro di Apple e Amazon allo scopo di rubarne i segreti industriali. Amazon sarebbe stata la prima ad accorgersi dei nano-chip nel 2015, denunciando l’accaduto all’FBI e avviando un’indagine federale tutt’ora in corso.

Motherboard Supermicro

Apple, Amazon, Supermicro e tutti gli altri nomi coinvolti avevano subito squalificato l’indagine di Bloomberg come non veritiera, e anche dalla community dei ricercatori di sicurezza erano arrivate voci parecchio critiche sulla faccenda: gli eventuali spioni cinesi hanno a disposizione metodi ben più reali, pericolosi e “facili” da usare per compromettere le aziende americane e non solo.

Indagine chiusa

Oltre a negare le accuse, Supermicro si è rivolta a una società di terze parti (Nardello & Co.) per condurre un’investigazione approfondita sui suoi prodotti e sulla catena dei fornitori – che ovviamente passa per il territorio cinese durante l’assemblaggio: l’investigazione è ora giunta al termine, e non ha rivelato l’esistenza di nono-chip o compromissioni di sorta sui prodotti Supermicro.

I clienti della corporation multinazionale possono stare tranquilli, sostengono gli esperti, ma lo stesso non si può dire di Bloomberg: la pubblicazione americana continua a difendere il proprio lavoro di indagine, e Supermicro potrebbe a questo punto passare alle vie legali per costringere la media company a ritrattare in via ufficiale.