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Software

Apple: Epic si comporta come un taccheggiatore

Luca Colantuoni | 22 Agosto 2020

App Apple Epic

Apple ha chiesto al giudice di non dare seguito all’ordine restrittivo chiesto da Epic, in quanto l’intero business model di App Store sarebbe a rischio.

Nuova puntata dello scontro legale tra Apple ed Epic Games. L’azienda di Cupertino ha chiesto al giudice di non sospendere il ban imposto alla software house per aver aggirato le regole di App Store. Per dimostrare il comportamento scorretto di Epic, Apple ha allegato alla richiesta una serie di email scambiate tra Tim Sweeney (CEO di Epic) e alcuni suoi dirigenti.

La diatriba legale tra le due aziende è iniziata (pubblicamente) il 13 agosto, quando Epic ha deciso di offrire sconti agli utenti attraverso un metodo di pagamento diretto all’interno di Fortnite. Dato che ciò aggira le regole (non viene pagata la commissione del 30%), Apple ha rimosso il gioco dal suo App Store. Epic ha quindi denunciato Apple per aver violato le leggi antitrust. Apple ha successivamente minacciato di chiudere gli account Developer entro il 28 agosto. Epic ha pertanto chiesto un’ordine restrittivo temporaneo per evitare danni irreparabili al suo business.

L’azienda di Cupertino ha chiesto al giudice di non dare seguito all’ordine restrittivo, in quanto la spiacevole situazione è stata creata dalla software house, in seguito all’introduzione del metodo di pagamento diretto che, violando le regole dello store, ha costretto Apple a rimuovere Fortnite. L’azienda di Cupertino ha allegato le email inviate dal CEO Tim Sweeney che proverebbero la colpevolezza di Epic, in quanto avrebbe “orchestrato una campagna” per non pagare la commissione del 30% prevista per ogni acquisto in-app (Apple paragona Epic ad un taccheggiatore che esce dal negozio senza pagare i prodotti).

In effetti Sweeney aveva chiesto il 30 giugno di poter offrire agli utenti un sistema di pagamento e uno store alternativi all’interno di App Store. Secondo il CEO, queste due opzioni consentirebbero agli sviluppatori di incrementare i guadagni e agli utenti di pagare meno per i contenuti digitali. Apple ha risposto che le due richieste non possono essere soddisfatte perché App Store garantisce sicurezza, privacy e qualità. Inoltre la commissione del 30% è giustificata dal complesso lavoro di revisione delle app e dai numerosi tool offerti agli sviluppatori.

Apple si oppone all’ordine restrittivo perché se il giudice dovesse accogliere la richiesta di Epic, l’intero business model di App Store crollerebbe in poco tempo. Si potrebbe infatti dedurre che le regole dello store siano illegali. L’azienda di Cupertino afferma inoltre che senza i pagamenti in-app (e quindi la commissione dovuta per contratto), lo store non esisterebbe più in quanto non ci sarebbero più investimenti.