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Windows 7, quanto costa il supporto post mortem

Alfonso Maruccia | 7 Febbraio 2019

Microsoft Windows

Nuove indiscrezioni confermano quello che già sospettavano in molto, ovverosia che il prezzo da pagare per continuare a ricevere le […]

Nuove indiscrezioni confermano quello che già sospettavano in molto, ovverosia che il prezzo da pagare per continuare a ricevere le patch di sicurezza di Windows 7 sarà molto, molto salato. E crescerà di anno in anno.

Gli utenti consumer di Windows 7 hanno a disposizione ancora un anno di patch gratuite fornite dal supporto esteso di Microsoft, mentre a partire dal 14 gennaio 2020 lo storico sistema operativo per PC verrà ufficialmente relegato al suo destino di “abandonware” senza più aggiornamenti. Le aziende disposte a pagare un obolo aggiuntivo potranno continuare a ricevere update per altri tre anni, ma il costo dell’operazione si prospetta molto salato – soprattutto per quelle organizzazioni dotate di una flotta di PC piuttosto consistente.

A rendere noti quelli che, molto probabilmente, saranno i costi del programma Extended Security Updates (ESU) è stata Mary Jo Foley, reporter sempre bene informata sui piani di Microsoft per il futuro: la corporation di Redmond ha già condiviso le informazioni sui prezzi con alcuni suoi partner e responsabili delle vendite, ha spiegato Jo Foley, così da preparare il terreno a quella che si prospetta un’operazione alla portata solo di chi non può davvero rinunciare alle sue macchine Windows 7 in tempi brevi.

Windows 7 logo

Il primo anno di patch continuate per Windows 7 in versione Enterprise, ha rivelato Jo Foley, costerà $25 per ogni PC; il secondo anno (2021) il prezzo salirà a $50 e il terzo e ultimo anno (2022) arriverà a $100. Anche Windows 7 Pro – sempre che sia installato su macchine aziendali – potrà ricevere le patch a un costo di $50 (2020), $100 (2021) e $200 (2022), mentre il Patch Tuesday finale per qualsiasi versione di Windows 7 sarà quello di gennaio 2023.

Il programma ESU prevede in sostanza il raddoppio dei costi di supporto di anno in anno, una mossa evidentemente pensata da Microsoft per invogliare quante più organizzazioni possibile a velocizzare il passaggio all’OS-come-servizio noto come Windows 10. Non vi sono dichiarazioni ufficiali in merito, ma secondo Jo Foley i prezzi indicati potrebbero essere negoziabili almeno per i clienti più importanti.

L’unico modo di non pagare lo sproposito richiesto dalle patch di ESU è quello di abbonarsi a Desktop virtuale Windows, un servizio in via di sviluppo con cui Microsoft intende offrire l’accesso virtualizzato ai suoi sistemi operativi (Windows 10 ma anche Windows 7) sulla piattaforma cloud di Azure. I tanto bistrattati “utenti comuni”, invece, non hanno alternative: fra un anno occorrerà fare il passaggio a Windows 10.