In questi giorni Microsoft ha preparato il terreno alla prossima major release di Windows Server annunciando quelli che saranno i requisiti tecnici indispensabili. Due funzionalità di sicurezza saranno presto richieste per installare e usare l’OS di classe server, fuori e dentro le macchine virtuali o le infrastrutture cloud.
In particolare, ha svelato il “Server Team” di Microsoft, Secure Boot e TPM 2.0 dovranno necessariamente far parte di qualsiasi installazione di Windows Server. I nuovi requisiti si applicheranno alle installazioni sul “nudo metallo”, nelle virtual machine guest gestite tramite ipervisore Microsoft (Hyper-V) oppure tramite gli ipervisori di terze parti approvati dal Server Virtualization Validation Program (SVVP).
Sia Secure Boot che TPM 2.0 sono da tempo parte integrante dei componenti e delle funzionalità dei PC moderni, con o senza vocazione da server. La prima opzione è pensata per inibire l’esecuzione di codice non firmato digitalmente in fase di boot via firmware UEFI, mentre il secondo è il famigerato componente nascosto all’interno delle CPU Intel per la gestione in hardware (e teoricamente sicura) delle chiavi crittografiche.
L’integrazione e l’abilitazione obbligatoria di Secure Boot e TPM 2.0 forniranno a Windows Server i “componenti fondamentali” di una piattaforma più sicura e affidabile per i clienti finali, sostiene Microsoft. Tutte le piattaforme server in arrivo sul mercato dopo il primo gennaio 2021 rispetteranno in pieno i nuovi requisiti per l’utilizzo di Windows Server.