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Giappone, lenta transizione verso lo yen digitale

Alfonso Maruccia | 20 Novembre 2020

Denaro

Anche in Giappone, paese notoriamente amante dei pagamenti in contanti, si sperimenta una moneta virtuale. Lo yen digitale dovrà essere interoperabile per non fallire.

Pur rappresentando uno dei principali protagonisti del progresso tecnologico degli ultimi decenni, il Giappone ha una lunga tradizione commerciale che stenta a lasciare il passo al presente. I cittadini nipponici amano pagare in contanti, mentre i pagamenti cashless (con carte o altri strumenti virtuali) sono fermi al 20% contro il 45% di Stati Uniti e il 70% della Cina.

Nel tentativo di promuovere l’adozione dei pagamenti senza moneta, più di 30 diverse organizzazioni si sono ora coalizzate e intendono sperimentare l’utilizzo di una singola moneta digitale. Il consorzio include le tre principali banche giapponesi, società di intermediazione, TLC, utility e rivenditori al dettaglio, tutti concordi sulla necessità di impiegare una piattaforma finanziaria comune.

Giappone yen

Uno dei motivi dell’arretratezza del Giappone nell’ambito dei pagamenti virtuali è la disponibilità di molteplici piattaforme digitali, tutte incompatibili tra loro o non grandi abbastanza per avere un effetto concreto sulle vendite in contanti. L’obiettivo del nuovo esperimento non è quindi creare l’ennesimo silo autoreferenziale destinato al flop, ma piuttosto sviluppare un framwork comune capace di integrare e rendere compatibili le tante piattaforme diverse già sul mercato.

Il nuovo sistema di pagamenti digitali entrerà in funzione l’anno prossimo, mentre la Banca del Giappone ha già fatto sapere che intende sperimentare uno yen digitale in futuro. Le autorità di Tokyo sono impegnate nella promozione dei pagamenti cashless ed evidenziano l’aumento di produttività (tra le altre cose) connesso alla transizione tecnologica.