Successivo
Office 365

Editoriale | Magazine

Il software è sempre più in “abbonamento”. Ma i vantaggi per gli utenti?

Dario Orlandi | 4 Ottobre 2018

Editoriale

Il concetto di “possesso” è sempre più sostituito da quello di “accesso”. Con evidenti vantaggi per gli sviluppatori e, in […]

Il concetto di “possesso” è sempre più sostituito da quello di “accesso”. Con evidenti vantaggi per gli sviluppatori e, in alcuni casi, anche per gli utenti.

I servizi di streaming multimediale hanno abituato gli utenti all’idea di non pagare per il possesso di un bene (o per una licenza d’uso perpetua). Ma di pagare per l’accesso, ossia l’occasione di poterlo utilizzare, ascoltare o riprodurre. Gli abbonamenti sono vantaggiosi per i produttori di software. Gli sviluppatori possono contare su un flusso di incassi costante e indipendente dal rilascio di nuove versioni. E su meccanismi di controllo e validazione che rendono più difficile e meno conveniente la pirateria. 

I vantaggi per gli utenti, invece, sono meno evidenti e dipendono dalla specifica offerta commerciale. Da un lato è vero che anche le licenze tradizionali non sono più perpetue. Infatti il supporto tecnico è comunque destinato a terminare e i problemi dovuti alla compatibilità con le nuove versioni dei sistemi operativi, con le nuove architetture hardware e con i servizi di terze parti tendono ad abbreviare il ciclo di vita dei software.

Ma d’altro canto basta qualche operazione di aritmetica elementare per rendersi conto di come gli abbonamenti non siano sempre convenienti da un punto di vista economico. Una licenza Home & Student di Office 2016 costa 149 euro, mentre l’abbonamento Personal di Office 365 costa 69 euro all’anno. Già dall’inizio del terzo anno, dunque, il costo dell’abbonamento supera quello della licenza perpetua.

Più vantaggiosa sarebbe la proposta di Adobe. La Creative Suite Master Collection costava oltre 3.600 euro, mentre l’abbonamento Creative Cloud a tutte le applicazioni è oggi offerto a 60,99 euro al mese. Servirebbero 5 anni di abbonamento per eguagliare il costo della licenza perpetua, ma il problema in realtà non si pone perché Adobe ha interrotto ormai da anni la vendita delle licenze perpetue.

Valutare non solo l’aspetto economico

Il semplice calcolo aritmetico, però, non basta per valutare in maniera completa le offerte. Molti utenti si muovono tra più dispositivi (computer fissi e portatili, smartphone e tablet) e gli abbonamenti spesso coprono tutti i device personali in maniera più efficace. Proprio questo è il caso di Office 365, e lo sarà ancora di più dal prossimo 2 ottobre: Microsoft ha infatti annunciato una modifica interessante alle licenze per il suo servizio di produttività personale.

Invece di limitare il numero di dispositivi su cui si può installare la suite, Microsoft ha deciso di allargare le maglie consentendo l’installazione su un numero potenzialmente illimitato di oggetti (Pc, Mac e mobile) ma limitando a cinque i device attivi nello stesso momento. Nel caso dell’offerta Home, inoltre, il numero di utenti coperti cresce da cinque a sei. 

Questa rimodulazione dell’offerta arriva proprio alla vigilia del lancio della nuova versione “perpetua” di Office e rende gli abbonamenti ancor più convenienti. Non bisogna dimenticare, infatti, che Office 365 include anche 1 Tbyte di spazio di storage su OneDrive. Il tutto a un prezzo inferiore a quello del solo spazio online presso i principali concorrenti (Dropbox e Google Drive).

La strada proposta da Microsoft, per una volta, sembra quella più vantaggiosa per gli utenti. Ovvero non eliminare semplicemente le licenze perpetue ma offrire ai potenziali clienti un pacchetto integrato. E capace di rendere l’abbonamento più conveniente e appetibile.