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DNA sintetico

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Bio-storage, dati archiviati su molecole ancora più piccole del DNA

Alfonso Maruccia | 10 Luglio 2019

Storage

I ricercatori identificano un’altra possibile alternativa per il salvataggio di dati digitali su elementi biologici. Con la nuova tecnica è […]

I ricercatori identificano un’altra possibile alternativa per il salvataggio di dati digitali su elementi biologici. Con la nuova tecnica è possibile – in teoria – archiviare le informazioni su molecole di dimensioni ridotte e resilienti in condizioni ambientali “estreme”.

L’utilizzo del DNA per l’archiviazione dei dati digitali è diventata oramai una tecnica talmente affidabile da trasformarsi in un’offerta commerciale a opera delle startup più innovative, ma stando ai ricercatori è possibile fare ancora meglio. Lo “storage biologico” può ad esempio utilizzare molecole di dimensioni persino inferiori rispetto all’acido desossiribonucleico (il DNA di cui sopra) che codifica le istruzioni di funzionamento di tutte le cellule degli esseri viventi.

Il nuovo studio arriva dalla Brown University, nello stato americano del Rhode Island, ed è stato finanziato dalla Difesa USA tramite l’agenzia DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency): i ricercatori statunitensi hanno trovato il modo di utilizzare diverse molecole per l’archiviazione di dati digitali, adoperando soluzioni contenenti zuccheri, aminoacidi e altre molecole di dimensioni molto ridotte.

Cristalli di creatinfosfato

La presenza o l’assenza di particolari metaboliti all’interno delle succitate soluzioni stanno a rappresentare gli “zero” e gli “uno” dei dati digitali in formati binario, spiegano i ricercatori, mentre una tecnica analitica basata sulla spettrometria di massa ha permesso di identificare le informazioni così codificate con un livello di accuratezza del 99%.

Il salvataggio dei dati digitali sotto forma di metaboliti è al momento più lento rispetto all’uso del DNA ma offre una latenza di accesso inferiore, sostengono gli esperti, e tra i vantaggi del nuovo approccio ci sarebbe una maggiore sicurezza delle informazioni contro hacker e malintenzionati. Il bio-storage molecolare potrebbe poi ritenere i dati in maniera molto più stabile, rispetto alle memorie elettroniche tradizionali, quando sottoposto a condizioni ambientali estreme in fatto di temperatura, pressione o stress meccanico.