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Gli eSport? Troppo violenti per le Olimpiadi

Alfonso Maruccia | 5 Settembre 2018

Nonostante la popolarità crescente e il giro di affari miliardario, gli “sport elettronici” non sono adatti a far parte delle discipline olimpiche. Il comitato organizzatore si lamenta della violenza (virtuale) eccessiva.

Questo è sicuramente il periodo del boom per gli eSport, una competizione a base di videogiochi che può oramai vantare un pubblico invidiabile anche in confronto a molte delle discipline sportive tradizionali. E che in ogni caso non farà parte delle Olimpiadi, almeno per il momento, visto che gli organizzatori non vogliono che la violenza del ludo interattivo entri a far parte della competizione universale per antonomasia.

Della violenza nei videogiochi si è lamentato Thomas Bach, già medaglia d’oro di scherma e ora presidente del Comitato Olimpico Internazionale: i “cosiddetti killer game”, sostiene Bach, promuovono la violenza. E la violenza – o addirittura l’uccisione del tuo avversario come obiettivo del gioco – non può essere parte dei “valori olimpici”.

eSport Sparatutto

Su quanto la violenza virtuale sia un problema per i videogiochi e non per alcune discipline già pienamente accettate alle Olimpiadi si può discutere a lungo, concede Bach, ma a suo dire anche le competizioni che hanno la loro origine nella lotta reale tra persone rappresentano una “espressione civilizzata” della contesa che non desta perplessità.

Si stima che il business degli eSport supererà abbondantemente il miliardo di euro entro il 2020, e già ora l’audience mondiale di queste competizioni virtuali si attesta sui 320 milioni di persone. E non tutti hanno vocazioni assassine, con tutta l’evidenza del caso, anche se un recente torneo di football a Madden NFL 19 tenutosi in Florida si è concluso con una sparatoria, l’uccisione di due giocatori e il suicidio dello sparatore, anch’esso partecipante al torneo.