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Facebook, la multa da 5 miliardi è ufficiale

Alfonso Maruccia | 25 Luglio 2019

Facebook Servizi Web Sicurezza

L’accordo tra il social network e le autorità statunitensi viene confermato ufficialmente, e oltre a una multa salata ci sono […]

L’accordo tra il social network e le autorità statunitensi viene confermato ufficialmente, e oltre a una multa salata ci sono nuove, stringenti limitazioni al potenziale dei dati degli utenti. Mentre Washington prepara nuove indagini contro i colossi di rete.

Le indiscrezioni emerse nei giorni scorsi grazie al Wall Street Journal vengono in queste ore confermate dalla Federal Trade Commission (FTC), agenzia statunitense incaricata della protezione dei consumatori (contro le pratiche anticoncorrenziali delle grandi aziende) che ha imposto a Facebook il pagamento di una sanzione da ben 5 miliardi di dollari. L’accordo con il social network prevede altresì quello che si configura come un autentico cambio di paradigma in merito alla gestione dei dati degli utenti.

Nel presentare la risoluzione della contesa con Facebook, la FTC sottolinea le dimensioni record della sanzione economica imposta al social network: l’agenzia USA non era mai arrivata ai $5 miliardi in oggetto, una magnitudine giustificata dal fatto che Facebook ha violato la privacy dei suoi utenti e danneggiato in maniera significativa la libertà di scelta dei consumatori.

Multa FTC contro Facebook

In realtà, la “mega-multa” dell’FTC è stata assorbita piuttosto in fretta dalle quotazioni in borsa di Facebook, che ha anzi incrementato la propria capitalizzazione aggiungendo altri 5 miliardi a quelli richiesti dall’agenzia statunitense. Molto più interessanti, e potenzialmente rivoluzionarie, sono le imposizioni aggiuntive previste dall’accordo con le autorità di Washington.

Nel prossimo futuro, sottolinea infatti la FTC, Facebook verrà sottoposta a un gran numero di cambiamenti nei suoi meccanismi di gestione dei dati degli utenti: la società verrà messa scrupolosamente sotto esame da un comitato indipendente, e un perito indipendente lavorerà a stretto contatto con il CEO Mark Zuckerberg per evitare futuri incidenti di percorso.

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Facebook sotto controllo

I nuovi organismi di controllo dovranno riferire sulla condotta di Facebook con cadenza trimestrale a un nuovo “comitato per la privacy”, e il social network avrà l’obbligo di rivedere i piani sui nuovi prodotti o servizi per documentare con precisione il modo in cui viene gestita la riservatezza degli utenti. Ogni singolo incidente riguardante più di 500 utenti dovrà poi essere pienamente dichiarato e documentato entro 30 giorni dalla sua individuazione.

L’accordo con la FTC costringe Facebook a un radicale cambio di rotta nel modo in cui tratta i dati degli utenti, impone pesanti limitazioni alla condivisione di tali dati con le applicazioni e le aziende di terze parti e impone, come riconosciuto dalla stessa corporation, “un cambio di paradigma” nel modo in cui la corporation funziona a tutto vantaggio della privacy.

A ulteriore riprova del fatto che Facebook deve finalmente fare i conti con le sue gravi mancanze e condotte irrispettose nei confronti degli utenti, una sanzione aggiuntiva ai 5 miliardi di FTC è in questi giorni arrivata dalla Securities and Exchange Commission (SEC): l’agenzia che difende gli investitori di borsa richiederà il pagamento di 100 milioni di dollari per le rassicurazioni ingannevoli sui rischi derivanti dall’abuso dei dati degli utenti.

Parlare di privacy nell’epoca dei social network ha poco senso. Sulla sicurezza dei dati, gli stessi social dovrebbero garantire maggiore sicurezza.

Questione Facebook a parte, le autorità USA sembrano finalmente intenzionate ad analizzare molto da vicino la situazione del mercato hi-tech: il Dipartimento di Giustizia (DoJ) americano (equivalente al Ministero della Giustizia italiano) ha annunciato un’indagine nelle pratiche anticoncorrenziali dei colossi di rete, un’iniziativa che al momento non cita nomi specifici ma prende in esame le preoccupazioni dei consumatori in merito ai servizi di “ricerca, social media e alcuni rivenditori on-line”. Facebook, Google e Amazon sono insomma avvertiti.