Hardware

Mi chiamo Wolfram, risolvo problemi

Redazione | 29 Giugno 2014

Motherboard Software

Conclusioni Non abbiamo finito di parlarne su PC Professionale, che ci siamo trovati immersi nello hacking artigianale, testimoni di un […]

Conclusioni

Non abbiamo finito di parlarne su PC Professionale, che ci siamo trovati immersi nello hacking artigianale, testimoni di un movimento molto interessante che ancora una volta ha per motore l’intelligenza del software e lo hardware a basso costo, come ai tempi dell’Apple ][.

Chissà  se è un segno dei tempi e se sta tornando l’epoca dell’ottimismo in cui si crea qualcosa di nuovo e gli hobbisti sono protagonisti. Questa volta, non attrezziamo camere oscure in camera da letto o saldiamo transistor con un occhio allo schema, ma abbiamo mattoni di livello molto più alto con cui giocare e possiamo pensare di costruirci, per ipotesi, un antifurto con riconoscimento facciale mettendo insieme componenti facilmente reperibili e di basso costo.

Non sappiamo prevedere che effetto avrà  sulla diffusione del linguaggio la commistione con i giochi e i piccoli dev e, che è solo all’inizio nei piani del produttore. Il blog di Wolfram mostra un chiaro interesse per la Internet of things.

Di certo, vedremmo bene una copia del linguaggio in ogni dipartimento di matematica, fisica, chimica, statistica e sociologia e in molti altri ambiti scientifici o legati alla pubblicazione, dove l’accesso a una ricca libreria di dati e funzioni di visualizzazione permette di creare infografiche rapidamente.
Qualunque sia il corso delle cose nel futuro, è innegabile che una copia di Mathematica e un computer extra con cui usarla valgono bene i 35 euro di un Raspberry Pi.

Il potenziale didattico e creativo del linguaggio è enorme e le possibilità  per l’educazione e la ricerca sono spettacolari , soprattutto considerando il basso costo dello hardware.
In effetti, quando i mattoni sono così economici, ci si può anche proporre, per esempio, di investigare come si comporta un cluster di cento computerini a macinare big data.
Michele Costabile

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