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Documenti nel cloud

Dario Orlandi | 27 Dicembre 2017

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I servizi di storage remoto fanno ormai parte della vita quotidiana di milioni di persone in tutto il mondo: ma quali (e quante) sono le differenze principali tra le varie offerte e quali le specificità che fanno preferire un servizio all’altro? Scopriamolo insieme.

Locale e remoto, hard disk oppure cloud: la maggior parte degli utenti di computer e dispositivi mobile ha accesso a una notevole varietà di opzioni, quando si tratta di decidere come memorizzare e condividere informazioni, file e documenti di qualsiasi genere. Negli ultimi tempi il mercato si è consolidato e stabilizzato: alcuni nomi storici hanno abbandonato il settore oppure hanno cambiato il loro modello di business, mentre i giganti del settore IT hanno acquisito sempre più peso grazie alla “forza bruta” della loro disponibilità di risorse. Dal punto di vista funzionale, ciascuno dei principali servizi di storage ha assunto una fisionomia ben precisa, abbinando alle funzioni di base alcuni strumenti specifici, capaci di differenziarlo dalla concorrenza e offrire soluzioni pensate per soddisfare le esigenze di specifiche categorie di utenti. Nelle prossime pagine analizzeremo le offerte dei principali attori di questo mercato, scoprendone i punti di forza e le caratteristiche più importanti.

Con la distribuzione del Fall Creators Update, Microsoft ha ripristinato una funzione di OneDrive che era stata inizialmente implementata ai tempi di Windows 8, per poi essere accantonata nei primi anni di vita di Windows 10: si tratta dei segnaposto, una tecnologia che permette di visualizzare il contenuto delle cartelle sincronizzate anche se i file non sono presenti sull’hard disk locale e quindi non occupano spazio.
Ai tempi della sua prima introduzione era una novità esclusiva, mentre ora questa funzione è offerta, seppur con denominazioni e dettagli tecnici leggermente differenti, dalla maggioranza dei provider. OneDrive rimane comunque l’unico servizio a proporre i segnaposto per tutti gli utenti (con computer Windows 10 aggiornati); i concorrenti, invece, offrono questa funzione soltanto agli abbonati a pagamento. Ma non si tratta soltanto di una scelta di carattere commerciale: i segnaposto, infatti, diventano sempre più utili al crescere della quantità di dati memorizzata nel cloud e sincronizzata in locale. Gli account gratuiti sono limitati a qualche Gbyte di dati, che possono essere sincronizzati senza troppi problemi anche in toto, evitando le piccole complicanze nella gestione dei file introdotte dai segnaposto. Ma le differenze tra i vari servizi non sono limitate soltanto all’accesso a questa funzione: nel corso degli ultimi mesi, infatti, tutti i principali attori del settore hanno imboccato strade diverse per differenziare la propria proposta e offrire ai potenziali clienti strumenti più ricchi e originali. L’offerta è ormai così variegata che il semplice cloud storage è soltanto una parte (a volte la meno rilevante) di un pacchetto più ampio: un esempio eclatante è quello di OneDrive. Microsoft propone un semplice incremento dello spazio a disposizione degli utenti (2 euro al mese per passare da 5 a 50 Gbyte), ma con 7 euro al mese si può invece acquistare un abbonamento Personal a Office 365, che incrementa lo spazio disponibile fino a 1 Tbyte, ma soprattutto include anche l’accesso alle applicazioni principali della suite Office per un computer, uno smartphone e un tablet. Il prezzo è paragonabile a quello dell’offerta Plus di Dropbox (8,25 euro al mese per 1 Tbyte), ma oltre allo spazio di storage gli utenti hanno accesso all’intera piattaforma Office di Microsoft. La scelta del provider di storage non può più prescindere dalla valutazione complessiva sulla piattaforma e gli strumenti messi a disposizione, per individuare quelli più adatti alle necessità personali.

Anche perché, come vedremo, l’offerta di strumenti e funzioni dedicate alla memorizzazione remota dei file è ormai molto stabile e matura: i servizi principali hanno raggiunto un punto di equilibrio in cui le funzioni più importanti sono patrimonio comune. Gli utenti possono quindi decidere di passare da un provider all’altro con la ragionevole certezza di mantenere tutte le loro abitudini e di ritrovare (magari con qualche piccola differenza nell’implementazione) gli strumenti che utilizzano nel lavoro quotidiano.

Una notevole spinta all’adozione dei servizi di storage online è venuta anche dalla diffusione dei dispositivi mobile, come smartphone e tablet: questi file system remoti hanno rappresentato per anni una brillante scorciatoia per superare le limitazioni nell’accesso e nella gestione dei file da parte dei sistemi operativi mobile e nello stesso tempo per avere sempre a disposizione tutti i documenti più importanti senza doverli mantenere memorizzati in modo permanente nella limitata memoria di massa di questi dispositivi. In questo articolo abbiamo scelto di concentrare l’attenzione sulle proposte di quattro servizi principali: Dropbox, Google Drive, OneDrive di Microsoft e il più recente Sync. Nato nel 2011, questo servizio si è contraddistinto per un approccio rigoroso alle tematiche relative alla sicurezza dei dati e alla privacy degli utenti; la sua infrastruttura è cresciuta negli ultimi tempi, grazie anche al successo dovuto all’attenzione nei confronti delle problematiche relative alla sicurezza delle informazioni memorizzate nel cloud, e l’offerta è paragonabile, per struttura e funzioni, a quella dei principali attori del settore. Infine non potevamo trascurare un provider di grande importanza, che però ha strutturato la sua offerta in modo diverso rispetto ai concorrenti: Amazon Drive è un servizio destinato ai soli utenti Prime (tecnicamente, quindi, non offre una sottoscrizione gratuita), ma propone una struttura di prezzi competitiva e si integra in maniera perfetta con gli altri servizi premium del gigante del commercio elettronico.

Non tutti, però, necessitano di un servizio così ricco per la memorizzazione e la condivisione dei file: molti cercano soltanto una soluzione semplice, veloce e affidabile per scambiare documenti (spesso di dimensioni non trascurabili) con amici, parenti, colleghi o clienti e fornitori. Anche in questo caso, una sponda nel cloud può essere la risposta più efficace alle esigenze degli utenti; basta sfruttare uno dei servizi di memorizzazione temporanea dei file che spesso non richiedono neppure una registrazione. Scopriremo anche in questo caso quali sono gli attori principali in questo settore e come sfruttarne al meglio le funzioni, sia accedendo direttamente alle loro interfacce (spesso basate sul Web) sia integrandole all’interno di altre applicazioni. (… continuate a leggere sul numero 322 di PC Professionale)