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Editoriale | Magazine

Verso la fine della neutralità della rete?

Dario Orlandi | 12 Dicembre 2017

Editoriale

La net neutrality è uno dei capisaldi sui quali poggia la nascita e la crescita di Internet, ma come in tanti campi le cose non sono sempre come dovrebbero essere.

Uno dei capisaldi di Internet è la cosiddetta net neutrality, ossia la parità di trattamento per tutti i pacchetti in transito da parte dell’infrastruttura di trasmissione: in altre parole, tutte le connessioni hanno uguale dignità e sono trattate su base paritaria. Questo in realtà non è sempre vero per gli accessi offerti dai provider agli utenti privati, poiché le varie tipologie di traffico possono essere trattate in modo diverso per garantire la massima qualità del servizio: le comunicazioni vocali in tempo reale (VoIP), per esempio, possono avere una priorità superiore rispetto a un messaggio di posta elettronica (o a una connessione peer to peer). Il concetto di net neutrality che gli Stati Uniti sono sul punto di rivedere (o smantellare, secondo i più critici) con il voto previsto per il prossimo 14 dicembre, riguarda invece i grandi attori di Internet: le aziende, grandi e piccole, che offrono servizi attraverso la Rete o ne sfruttano i canali di comunicazione per i loro affari. Ciascuno potrà offrire e acquistare il livello di servizio che riterrà più opportuno, ma la deregolamentazione rischia di avere ripercussioni dirompenti sulla struttura attuale della Rete e sui rapporti di forza tra gli attori coinvolti. Le aziende di telecomunicazioni, ossia i gestori dell’infrastruttura, avranno il potere di negoziare livelli di accesso diversi, avvantaggiandosi rispetto ai fornitori di contenuti: i giganti di Internet, come per esempio Google o Facebook (che infatti hanno manifestato un disappunto quasi unanime verso la nuova impostazione), ma anche le piccole aziende che vorranno sfruttare il palcoscenico mondiale di Internet per proporre servizi innovativi. Proprio la concorrenza tra i grandi attori consolidati e le nuove realtà è un altro grande punto interrogativo di una nuova Internet senza il vincolo della net neutrality: le realtà emergenti riusciranno a proporsi come reali concorrenti per le aziende più ricche e strutturate, o si rischia invece di andare verso un ecosistema più stagnante, dominato da un oligopolio che ostacola con la sua forza economica la nascita di nuovi concorrenti?

La strada tracciata dalla nuova amministrazione americana e percorsa dalla Fcc (Federal Communication Commission) non sembra lasciare spazio a ripensamenti, ma l’opposizione di una porzione rilevante delle aziende che vivono su Internet e l’uragano di ricorsi già annunciato potrebbero rendere il percorso della riforma molto più lungo e accidentato del previsto, riducendo gli alfieri della deregulation a più miti consigli.