Il chipmaker britannico ARM ha deciso di riprendere i rapporti commerciali con la cinese Huawei, un “colpo” importante alla guerra dei dazi di Donald Trump che arriva dopo le verifiche legali del caso: l’architettura di SoC per smartphone è britannica al 100%.
L’architettura di chip SoC sviluppata da ARM e fornita alla quasi totalità di aziende produttrici di smartphone non ha nulla a che fare con la guerra dei dazi scatenata da Donald Trump contro la Cina e Huawei. Il chipmaker britannico ha fatto le verifiche del caso, e ora ha deciso di riprendere i rapporti commerciali con Huawei dopo un’interruzione durata cinque mesi.
Confermata tramite una dichiarazione ufficiale fatta pervenire a Reuters, la decisione di ARM rappresenta un contraccolpo significativo alla nuova, aggressiva politica di Washington che vede Huawei come un’estensione del governo di Pechino da usare a scopo spionistico.
I legali dell’azienda inglese hanno stabilito che l’attuale architettura di CPU mobile ARM v8-A, e la successiva generazione ARM v9, sono di origine britannica e possono quindi essere fornite ad HiSilicon (azienda sussidiaria di Huawei che produce i chip degli smartphone cinesi) senza alcun rischio di violare le limitazioni imposte dagli USA.
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ARM dice di essere costantemente in contatto con le autorità competenti per valutare il supporto futuro da garantire al business di HiSilicon (cioè Huawei), e professa sicurezza nella possibilità di continuare a fornire il design dei chip per smartphone al colosso cinese nel pieno rispetto delle nuove linee guida dei dazi a stelle e strisce.
Caso ARM a parte, al momento Huawei può contare su una sospensione temporanea dei dazi americani che però scade a novembre. Cosa capiterà al mercato, e alle altre aziende che continuano a fare affari con i cinesi da novembre in poi, è una questione ancora tutta da valutare. Per ora, il business mobile di Huawei sembra in ottima salute nonostante tutto.