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NASA, il telelavoro arriva su Marte

Alfonso Maruccia | 20 Aprile 2020

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Gli esperti dell’agenzia spaziale statunitense si sono dovuti adattare alla quarantena contro il COVID-19 come tutti gli altri. Ma il loro “telelavoro” è consistito nel comandare un rover marziano a centinaia di milioni di chilometri di distanza.

Il regime di quarantena necessario a frenare la pandemia di COVID-19 ha costretto miliardi di persone in casa, e milioni di queste persone stanno continuando a lavorare da remoto grazie a Internet e allo smart working. Il telelavoro riguarda anche NASA, che si è dovuta organizzare in tal senso anche per le operazioni delle sue missioni “extra-mondo”.

L’agenzia spaziale statunitense ha di recente affrontato il problema della gestione di Curiosity, il rover marziano attualmente impegnato a studiare le caratteristiche del suolo del pianeta rosso. La prima missione “remota” di NASA è stata condotta il 20 marzo scorso, con il team che solitamente si occupa del rover costretto a organizzare e pianificare l’invio dei comandi necessari a raccogliere un esemplare di roccia marziana ribattezzata “Edinburgh”.

NASA Curiosity COVID-19

In buona sostanza, il telelavoro in versione NASA consiste nel comandare un robot presente a centinaia di milioni di chilometri di distanza dalla Terra – il tutto coordinando la programmazione di Curiosity in telepresenza tramite Internet. Uno sforzo che è stato studiato e preparato con ampio anticipo e che ha a quanto pare avuto successo.

Trasferire le operazioni di Curiosity in Rete non è stato facile, hanno confermato da NASA, visto che il team del rover marziano è abituato a stare a stretto contatto in una sola stanza, a interagire e a usare strumentazione sofisticata come caschetti per la visione stereoscopica delle immagine catturate da Curiosity.

Parte di questa strumentazione è stata trasferita nelle abitazioni degli scienziati, mentre altri dispositivi (i caschetti di cui sopra) sono stati sostituiti con versioni meno sofisticate e a più basso costo (gli stereogrammi). Tutto sommato i ricercatori si sono dichiarati soddisfatti: in perfetto stile NASA, si è trattato di risolvere un problema nuovo facendo funzionare le cose nel modo giusto.