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USA, la California ha la sua legge sulla gig economy

Alfonso Maruccia | 20 Settembre 2019

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La proposta Assembly Bill 5, pensata per regolamentare le piattaforme tecnologiche del cottimo digitale in stile Uber, è finalmente diventata […]

La proposta Assembly Bill 5, pensata per regolamentare le piattaforme tecnologiche del cottimo digitale in stile Uber, è finalmente diventata legge dello stato. Dal 2020, in California, i lavoratori avranno (forse) nuovi diritti – e meno sussidi statali.

La firma del governatore della California Gavin Newsom ha trasformato definitivamente in legge la proposta nota come Assembly Bill 5 (AB5): da qui a pochi mesi, lo stato americano tradizionalmente più liberal potrà offrire maggiori garanzie a quei lavoratori impegnati nella gig economy (o “economia dei lavoretti” in italiano) delle grandi piattaforme tecnologiche come Uber e Lyft.

Sponsorizzata dalla parlamentare californiana Lorena Gonzalez, la proposta Assembly Bill 5 convertita in legge da Newsom mira a ristabilire un principio di “equa” classificazione dei lavoratori della gig economy: più di un milione di californiani sono stati trasformati in “lavoratori a contratto” da aziende interessate solo a tagliare i costi, sottolinea Gonzalez, un modello di business illegale che ha decimato i programmi di sicurezza sociale, ha danneggiato la concorrenza e ha costretto le aziende rispettose della legge a fare i conti con competitor disonesti.

La legge AB5 entrerà concretamente in vigore il primo gennaio 2020, prevedendo un banco di prova per stabilire se un lavoratore va considerato come “indipendente” o dipendente dalle aziende della gig economy. Un lavoratore indipendente deve essere “libero dal controllo” e dalla gestione dell’entità che lo ha assunto, deve poter gestire business personali ed effettuare lavori al di fuori degli interessi dell’azienda di terze parti.

Secondo le leggi californiane, i lavoratori indipendenti che resteranno certamente tali anche dopo il passaggio di AB5 includono agenti immobiliari, agenti delle assicurazioni e altri. Anche Uber ha in passato sostenuto di agire nel pieno rispetto dei parametri del lavoro indipendente, ma stando ai proponenti della nuova legge a chi lavora per le grandi piattaforme IT non vengono garantiti contributi per malattie, gli straordinari o altri diritti dati per scontati nel mondo del lavoro “tradizionale”.

Chi fa il guidatore per Uber e non arriva a fine mese è poi costretto a rivolgersi ai servizi di assistenza governativi, dice Gonzalez, con un impatto significativo sulle finanze e sulle tasse dei cittadini americani. Occorrerà dunque attendere ancora qualche mese per stabilire dove siano i torti e dove le ragioni tra le parti in causa.