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Dipendenza da videogiochi

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Dipendenza da videogiochi, l’ONU riconosce ufficialmente la patologia

Alfonso Maruccia | 27 Maggio 2019

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha aggiornato il suo manuale diagnostico: ora la “dipendenza da videogiochi” è riconosciuta in maniera […]

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha aggiornato il suo manuale diagnostico: ora la “dipendenza da videogiochi” è riconosciuta in maniera ufficiale come una malattia. I governi dei paesi ONU dovranno comportarsi di conseguenza.

D’ora in poi, chi gioca troppo ai videogiochi potrà essere considerato come un vero e proprio malato: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha incluso la dipendenza da gaming (“gaming disorder” secondo la dicitura inglese) tra le malattie ufficialmente riconosciute internazionalmente, una decisione che scatena polemiche e che potrà avere conseguenze significative sul comportamento dei singoli stati membri delle Nazioni Unite.

Stando alla nuova versione del manuale diagnostico ufficiale (ICD-11) approvata nell’ultima assemblea dell’OMS, la dipendenza da videogiochi descrive una condizione di abuso incontrollato del mezzo videoludico sia on-line che off-line: i malati da gaming disorder non riescono a controllare il loro comportamento, si limitano a giocare in maniera eccessiva e/o compulsiva e trascurando la vita, la salute o le altre faccende quotidiane.

La decisione dell’OMS arriva in seguito alla proliferazione di casi di dipendenza da videogiochi che hanno fatto scalpore in giro per il mondo, come quello dei due suicidi in India dopo la messa al bando di PlayerUnknown’s Battlegrounds (PUBG), una bambina inglese spedita in riabilitazione dai genitori dopo 10 ore per notte passate a giocare al famigerato Fortnite e altri ancora.

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I videogiochi sono da tempo riconosciuti per il loro valore contenutistico e in quanto esperienze di intrattenimento pienamente legittime (oltre che estremamente popolari), e la classificazione definitiva dell’OMS – che in realtà conclude un percorso avviato già nel 2017 – non farà che alimentare polemiche (in realtà mai sopite) sui presunti effetti “nocivi” del ludo interattivo in quanto tale.

Non è un caso, a tale riguardo, che la prima reazione dell’industria videoludica al nuovo manuale ICD-11 sia stata a dir poco critica, con i produttori che sottolineano come le abitudini da gioco “sane” siano così diffuse da rendere problematica la classificazione dell’OMS.

Anche gli esperti di salute mentale hanno criticato la classificazione della dipendenza da videogiochi, trattandosi di una possibile fonte di diagnosi errate per qualcosa che dovrebbe essere un sintomo più che una malattia. Ora che il gaming disorder è ufficialmente riconosciuto dall’OMS, comunque, spetterà alle autorità sanitarie dei paesi appartenenti all’ONU recepire la classificazione nei rispettivi contesti locali.