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Il CERN collide con le licenze di Microsoft e passa all’open source

Alfonso Maruccia | 14 Giugno 2019

Microsoft

L’istituto di ricerca europeo ha avviato un ambizioso piano di trasformazione del suo reparto IT, una mossa necessaria per sganciarsi […]

L’istituto di ricerca europeo ha avviato un ambizioso piano di trasformazione del suo reparto IT, una mossa necessaria per sganciarsi dalle insostenibili richieste economiche del software a codice chiuso fornito da Microsoft.

Dopo la Corea del Sud, anche il CERN di Ginevra ha deciso di fare a meno di Microsoft nel prossimo futuro: i servizi e il software proprietario offerti dalla corporation statunitense costano troppo, indi per cui l’istituto di ricerca svizzero ha avviato un ambizioso piano di transizione pensato per adottare in maniera estesa soluzioni open source alternative.

Noto per aver ospitato la nascita del World Wide Web e, negli ultimi anni, per aver confermato ancora una volta la validità del Modello Standard della fisica subatomica con la scoperta del bosone di Higgs grazie al Large Hadron Collider (LHC), il CERN deve ovviamente poter contare su un reparto IT esteso e ben fornito. Un reparto che nei prossimi anni dovrà fare i conti con un’iniziativa nota come Microsoft Alternatives project (MAlt).

CERN

Come indicato chiaramente dal nome, MAlt ha l’obiettivo dichiarato di sostituire, nell’intero apparato informatico che anima le tante ricerche e strutture del CERN, il software di Microsoft con soluzioni alternative basate sull’uso del codice open source. Il progetto è partito un anno fa, ed è giustificato dal fatto che Microsoft ha deciso di non concedere più all’istituto l’uso della licenza accademica. Di conseguenza, i costi di gestione cresceranno di 10 volte – un salasso insostenibile sul lungo termine.

Il CERN ha quindi negoziato con Microsoft un periodo di transizione di 10 anni, tempo entro il quale MAlt dovrà individuare le alternative al software a ai servizi proprietari di Redmond per soddisfare le esigenze informatiche di tutto il personale del centro di ricerca, evitare il vendor lock-in, gestire in proprio i dati – quindi addio a qualsiasi velleità di “raccolta telemetrica” di Windows 10 – e affrontare i casi di utilizzo comuni.