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Google Assistant, uno spione in casa

Alfonso Maruccia | 12 Luglio 2019

Google IA Sicurezza

Anche l’assistente digitale di Mountain View ha la tendenza a “spiare” e ascoltare quando non interpellato, chiedendo poi ai dipendenti […]

Anche l’assistente digitale di Mountain View ha la tendenza a “spiare” e ascoltare quando non interpellato, chiedendo poi ai dipendenti in carne e ossa di interpretare i file audio. “Domotica e privacy” è un ossimoro?

Sembra proprio che Alexa non sia il solo dispositivo “spione” mascherato da speaker intelligente con archiviazione tombale delle conversazioni incorporata; anche Google Assistant (Assistente Google in italiano), l’assistente personale di Mountain View integrato negli speaker Google Home e altri dispositivi “di ascolto” e domotica, ha il brutto vizio di registrare quando non dovrebbe. E in seguito di fornire l’accesso alle clip audio ai contractor per migliorare l’interpretazione da parte dei suoi algoritmi “intelligenti”.

La nuova accusa di quella che, al di là di ogni ragionevole dubbio, appare come una vera e propria campagna di spionaggio globale con il solo scopo di migliorare le prospettive economiche di Google, arriva dai reporter della televisione pubblica belga VRT NWS. I dipendenti di Google spiano gli utenti, ha accusato VRT NEWS, con una violazione della privacy che non potrebbe essere più sistematica.

La TV belga fa riferimento all’attività di ascolto di Google Home e di Google Assistant in formato app, due componenti che possono essere evocati direttamente dall’utente tramite il solito “Ok Google” per ricevere comandi vocali e avviare ricerche on-line. Ma molte conversazioni catturate da Home/Assistant arrivano da ascolti “indiretti” e non richiesti, spiegano i reporter, per cui non è mai partito il comando “Ok Google” di cui sopra.

Spionaggio distribuito

Google sostiene che le registrazioni audio sono “spersonalizzate” e non possono essere associate a una persona in carne e ossa, ma VRT NEWS ha potuto ascoltare centinanti di clip e poi rintracciare i rispettivi proprietari che hanno confermato l’identità della loro voce. Al centro della questione c’è Crowdsource, tool on-line tramite il quale Google chiede aiuto agli utenti di Internet per migliorare le capacità interpretative dei suoi algoritmi di IA.

Le immagini e le espressioni facciali sono accessibili a tutti, ma Crowdsource ha anche una porzione “protetta” accessibile esclusivamente ai dipendenti in subappalto della corporation. L’unico scopo di questo personale: ascoltare le clip audio catturate da Home/Assistant e aggiustare manualmente l’interpretazione delle voci. Stando a VRT NWS, su Crowdsource è possibile ascoltare conversazioni che si tengono a letto, colloqui tra parenti e genitori, richieste di accesso a contenuti pornografici (prevedibilmente un “must” per gli utenti maschi), conversazioni professionali ripiene di informazioni sensibili e molto altro ancora.

Stando a quanto dice Google, i dipendenti attivi su Crowdsource possono ascoltare solo lo 0,2% di tutti i frammenti audio carpiti da Assistant, e le informazioni personali non sono identificabili – fatto già smentito dal lavoro di indagine di VRT NEWS. Lo “spionaggio” degli speaker intelligenti – anche quello partito senza mai alcun comando “Ok Google” volontario da parte degli spiati – è di importanza cruciale per sviluppare e sostenere tecnologie come Assistant, ha dichiarato un portavoce belga del colosso dell’advertising.