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Anche SMIC subisce le sanzioni degli Stati Uniti

Luca Colantuoni | 28 Settembre 2020

Cpu Donald Trump Smartphone

Il Dipartimento del Commercio ha inserito anche SMIC nella sua blacklist, in quanto l’azienda avrebbe realizzato chip utilizzati dai militari cinesi per simulare test nucleari.

Come previsto all’inizio del mese, il Dipartimento del Commercio ha inserito anche SMIC (Semiconductor Manufacturing International Corporation) nella sua famigerata Entity List. Le aziende statunitense dovranno quindi chiedere una licenza per esportare determinate tecnologie in Cina. SMIC realizza alcuni processori Kirin per conto di Huawei.

La decisione del Dipartimento del Commercio è stata “suggerita” da un contractor del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (SOS Internaitional). SMIC avrebbe collaborato con il governo cinese per la progettazione di chip utilizzati nei supercomputer che simulano test nucleari. L’azienda aveva già smentito le accuse, ma ha nuovamente rimarcato di non avere nessuna relazione con i militari cinesi e di realizzare semiconduttori esclusivamente per usi civili e commerciali.

L’amministrazione Trump ritiene invece che le tecnologie esportate in Cina possano essere sfruttate per scopi militari dal governo. L’inserimento di SMIC nella Entity List impedisce di vendere apparecchiature senza una specifica licenza. Ciò causerà danni economici importanti alle aziende statunitensi che vendono a SMIC tecnologie per la realizzazione dei chip. La sanzione colpisce indirettamente anche Qualcomm, dato che alcuni suoi chip sono realizzati nelle fabbriche di SMIC.

Tra i clienti dell’azienda cinese c’è anche Huawei. Alcuni processori Kirin (in particolare il Kirin 710A a 14 nanometri) sono realizzati nelle sue fabbriche. Richard Yu, CEO di Huawei, aveva confermato che la serie Mate 40 sarà l’ultima con un processore Kirin, vista l’impossibilità di utilizzare le linee produttive di TSMC a partire dallo scorso 15 settembre.

SMIC ha sviluppato una linea di produzione “auto-sufficiente” (non sono utilizzate apparecchiature statunitensi) per i chip a 40 nanometri (il suo prodotto principale), ma il futuro dell’azienda cinese rimane un’incognita.