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Mai più senza Backup

Redazione | 16 Marzo 2011

Tipologie di backup Detto questo possiamo andare a valutare alcune delle tipologie principali di backup che i più comuni software […]

Tipologie di backup

Detto questo possiamo andare a valutare alcune delle tipologie principali di backup che i più comuni software presenti sul mercato offrono agli utenti. Il primo e più importante è il backup completo, che prevede la copia completa di tutti i dati scelti dall’utente sul supporto desiderato. Questa procedura è quella che occupa il maggior spazio in assoluto, che assicura il ripristino dei dati più rapido e che risulta la più semplice e immediata da comprendere e rendere operativa. Una copia dei dati completa può essere effettuata anche manualmente, copiando sul supporto scelto tutti i file che si vogliono mettere al sicuro. L’operazione non tiene conto di archivi precedenti, ma fotografa i dati dell’utente in un preciso istante temporale. Effettuando un backup completo al mese si otterranno dunque supporti sui quali sono riportati a ogni mese, in maniera separata, tutti i file da conservare.

Utilizzando ad esempio un Dvd per ogni archiviazione dei dati dopo un anno si avranno 12 set che rappresentano tutti i dati nell’instante del backup, avendo in alcuni casi 12 copie identiche dello stesso file (se non modificato) oppure, al limite, 12 versioni differenti e progressive del documento, se modificato a ogni mese. Pur sembrando la soluzione migliore dal punto di vista della sicurezza dell’archiviazione (i dati sono archiviati più e più volte) i backup completi sono adatti solo in determinati ambiti, vista la grande mole di dati generata in questo metodo di archiviazione. Il motivo per cui vengono adottati metodi alternativi è presto chiarito considerando un classico caso in cui si voglia mettere al sicuro la propria libreria fotografia (statica, senza pensare di modificare continuamente le foto originali). In questo caso è inutile copiare ogni mese tutta la libreria su supporti esterni, è invece molto più pratico fare una copia solo delle nuove foto, integrando l’archivio già  presente. Su questo principio si basano i metodi incrementale e differenziale, come mostrato accuratamente nei grafici qui sopra.

Il punto di partenza di entrambi è ovviamente un backup completo, che serve a stabilire il punto di partenza dal quale aggiungere modifiche successive. Nel backup incrementale a ogni passo successivo viene verificata la differenza tra i dati principali e il backup completo, andando ad archiviare direttamente i file nuovi e quelli modificati, indicando inoltre quali sono stati cancellati rispetto al primo archivio completo (utilizzando una lista, ma non rimuovendo effettivamente nulla). Il primo set completo dei dati non viene di fatto modificato, ma serve come base di partenza per il recupero successivo delle informazioni. Un ulteriore backup incrementale continua sullo stesso principio, verificando quali file sono stati aggiunti o modificati (considerando le ultime modifiche) e creando un altro file con aggiunte e un indicazione di quali documenti sono stati rimossi. In questo modo la quantità  di dati archiviata è sensibilmente minore rispetto all’esecuzione di soli backup completi, evitando di riscrivere più e più volte lo stesso identico file. La velocità  di esecuzione è inoltre molto elevata, non dovendo riscrivere completamente tutti i dati ma solo le ultimissime modifiche rispetto allo stato precedente.

Il recupero di un backup avviene nello stesso ordine di archiviazione: volendo accedere ai dati archiviati nel primo passaggio si recupera solo la prima versione dei file, volendo invece utilizzare quelli archiviati nel secondo passaggio si recupera il completo e si eseguono su di esso le modifiche opportune e via di seguito. Questo comporta una velocità  di recupero dei dati che decresce in base al numero di passi effettuati, rendendo il processo di recupero mediamente il più lento tra quelli qui considerati.

Il backup differenziale ha un funzionamento simile a quello incrementale, raffinandone però l’idea e riducendo drasticamente lo spazio occupato su disco. Anche in questo caso, dopo essere partiti da un archivio completo, al passo successivo vengono salvati solamente i file nuovi o modificati, indicando inoltre in un elenco quelli rimossi.

Il primo passaggio, come si può notare, è identico a quello della gestione incrementale, i successivi sono invece completamente diversi. In questo caso, invece di continuare a scrivere in successione i cambiamenti rispetto all’ultimo backup effettuato si archivia solamente la differenza rispetto al primo completo. Dal secondo differenziale in poi vengono infatti rimosse le modifiche precedenti e si crea una lista di file indicante le sole differenze rispetto a quello iniziale completo. In questo modo il tempo di creazione è superiore rispetto a quello incrementale, dato che a ogni passo deve essere cancellato lo stato precedente e riscritti tutti i nuovi dati, dovendo copiare nuovamente svariati Gbyte (già  creati in precedenza) anche se dall’ultimo backup è stato aggiunto anche solo un byte. La velocità  di recupero è invece ben superiore e seconda solo a quella ottenibile effettuando continuamente degli ingombranti archivi completi; l’operazione è infatti eseguita con due soli passaggi, il ripristino dell’ultimo stato completo e la successiva applicazione dei cambiamenti con il recupero dei nuovi file e la cancellazione o modifica di quelli esistenti.

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