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Federprivacy: anche Avira viola la privacy degli utenti (su Android)?

Alfonso Maruccia | 26 Giugno 2020

Android Avira Privacy Sicurezza

L’associazione Federprivacy lancia una dura accusa nei confronti di Avira, società tedesca specializzata in antivirus che, nella sua app di sicurezza per Android, raccoglie i dati degli utenti a scopo pubblicitario.

Lo scandalo Jumpshot e la svendita “segreta” dei dati personali degli utenti a opera di Avast sembrava dover rappresentare una svolta per il settore. E invece pare proprio che le società di sicurezza continuino a violare la privacy degli utenti senza curarsi molto di GDPR e altre norme di protezione. Una nuova accusa prede di mira Avira, security enterprise tedesca nota per l’omonimo antivirus gratuito che, nel caso della sua app per Android, si diletterebbe allegramente nella profilazione nascosta degli utenti.

La denuncia arriva da Federprivacy, che si definisce “la principale associazione di categoria sul territorio nazionale” dei professionisti della privacy e della protezione dei dati. Analizzando la app Avira Security 2020 Antivirus per Android, Federprivacy ha evidenziato la presenza di 15 tracker di terze parti dedicati alla profilazione degli utenti online. I dati così raccolti vengono poi condivisi con colossi del mercato pubblicitario telematico come Google e Facebook.

Federprivacy vs Avira

Oltre ai tracker, Avira Security per Android richiede una lunga serie di permessi (ben 42) per accedere ai dati e alle più disparate funzionalità di un dispositivo Android come microfono e localizzazione GPS. Un comportamento ben poco coerente con la presunta protezione (tramite VPN) della privacy dell’utente sbandierata dalla pagina informativa della app su Google Play.

Secondo l’accusa di Federprivacy, Avira si farebbe beffa delle norme in difesa della privacy incluse nella GDPR, comportandosi quindi esattamente come Avast. E si che, dopo la scoperta delle pratiche nascoste della corporation ceca, la società tedesca aveva rassicurato gli utenti sul fatto che loro, i dati privati degli utenti, non li violavano affatto.